Continua lo ‘scontro’ a distanza tra il procuratore di Catania Carmelo Zuccaro e le Ong, le organizzazioni non governative, impegnate nel salvataggio dei migranti nel Mar Mediterraneo.
Ieri, il magistrato catanese sentito in Commissione Antimafia alla Camera dei Deputati ha ribadito il sospetto di un collegamento tra le Ong e i trafficanti libici.
E intanto la Ong ‘Sos Mediterranee’ si difende dagli attacchi con una lettera aperta indirizzata all’Unione Europea
“Il Mar Mediterraneo è diventato il confine più mortale del mondo – scrive Sos Mediterranee – nel solo 2016, 5.079 persone sono morte nel tentativo di attraversare il Mediterraneo, e dal 2000 i morti sono stati decine di migliaia. Questa tragedia umanitaria ha luogo alle porte dell’Europa da più di 15 anni”.
Il 9 maggio 2015, un gruppo di cittadini europei ha fondato la Ong Sos Mediterranee, credendo “che fosse inaccettabile lasciare annegare le persone senza tendere una mano. Questo è accaduto solo pochi mesi dopo che l’Europa ha fatto la scelta deliberata di porre fine a Mare Nostrum, l’operazione di soccorso su larga scala condotta dalla Marina Militare italiana per un anno. Da allora, siamo stati testimoni della mancanza di mezzi di soccorso sufficienti così come di una più generale mancanza di una risposta politica nel Mediterraneo”.
“Nonostante gli instancabili sforzi per salvare vite umane – sottolinea l’Ong – nel Mediterraneo centrale durante tutto l’ultimo anno, le Ong hanno recentemente affrontato attacchi provenienti da diverse parti, tra cui Frontex, l’agenzia della guardia di frontiera e costiera dell’UE, il procuratore capo di Catania Carmelo Zuccaro e, ultima ma non meno importante, la Guardia Costiera libica.
Per questo, conclude la lettera: “Sos prende nettamente le distanze da queste accuse. L’azione umanitaria non è la causa di questa crisi, ma una risposta. Le organizzazioni umanitarie che svolgono ricerca e soccorso in mare hanno salvato decine di migliaia di persone dall’annegamento ogni anno. Senza la nostra presenza in mare, ancora più persone sarebbero morte”.
Zuccaro è stato convocato in Antimafia per approfondire sugli interessi delle mafie sui fondi per l’accoglienza.
Secondo il procuratore Zuccaro: “Il ricco business dell’accoglienza dei migranti attira gli “appetiti” delle mafie. Lo dimostrano le indagini, ha riferito il magistrato catanese ribadendo che quella dei rapporti tra trafficanti di uomini e ong è “un’ipotesi di lavoro, non ho elementi probatori”, ma certo “la gestione dei flussi migratori spetta allo Stato e non alle organizzazioni umanitarie”.
“E’ sbagliato – ha premesso – ritenere che la mafia operi dovunque, perché così rischiamo di aumentare l’aurea di onnipotenza” e “non ritengo ci siano rapporti diretti tra le organizzazioni criminali che controllano il traffico di migranti e le nostre mafie locali”, ma “c’è una massa di denaro destinata all’accoglienza che attira gli interessi delle organizzazioni mafiose e dico questo sulla base di risultanze investigative”. Basti pensare all’inchiesta – promossa proprio dalla procura di Catania – sugli appalti per il Cara di Mineo.
Frontex e Marina, ha spiegato, “ci segnalano travalicamenti dei confini delle acque libiche e contatti telefonici tra persone operanti sulle navi di alcune ong e la terraferma libica c’é il sospetto di contatti tra trafficanti e alcune ong: è dunque necessario consentirci di fare le indagini per dare corpo ai sospetti o smentirli”.
Zuccaro ha sottolineato di non “voler sparare nel mucchio”, le ong “fanno un’opera di supplenza straordinariamente meritevole, ma sono in grado di selezionare il tipo di flusso migratorio? No, è l’Italia, come gli altri Stati europei, ad avere il diritto di fare questa selezione. La gestione dei flussi non può appartenere alle ong”.
Il magistrato ha infine rilanciato la proposta di far salire team di polizia giudiziaria sulle navi, per bloccare gli scafisti e risalire a chi gestisce il traffico.
Oggi in commissione Difesa del Senato ha parlato il procuratore facente funzioni di Trapani, Ambrogio Cartosio, che ha confermato l’esistenza di un’inchiesta in cui sono indagati ‘appartenenti alle ong’.
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