I Carabinieri del Ros di Catania, coordinati dalla locale Dda, questa mattina hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per 23 indagati nell’ambito di indagini su 23 omicidi di mafia commessi dalla fine degli anni ’80 al 2007. Tra i casi dell’operazione ‘Thor’ ci sono anche un triplice omicidio, tre casi di ‘lupara bianca’ e il duplice omicidio di Angelo Santapaola e di Nicola Sedici commesso il 26 settembre 2007, per il quale è stato condannato definitivamente Vincenzo Aiello, ex rappresentante provinciale della famiglia.
“In quel periodo gli omicidi venivano eseguiti con metodologia particolarmente crudele – è stato detto in conferena stampa – è stato durante la conferenza stampa sull’operazione Thor dei carabinieri del Ros.. Le persone venivano portate in campagna immobilizzate e torturate per ore poi strangolate e bruciate. Si moriva anche per un saluto mancato, perché ci si era permessi di compiere una rapina dove non andava fatto, perche un commerciante non faceva il dovuto sconto, per un sospetto”.
Fondamentali le dichiarazioni del pentito Francesco Squillaci, da cui verbali è partita l’operazione Thor, sentito
insieme con altri nove collaboratori di giustizia, si e autoaccusato di altri 13 omicidi per i quali non c’erano
indagini in corso e per questo andrà a processo. Lo hanno reso noto dalla Procura di Catania sottolineando che ha parlato di almeno 50 omicidi, tra i più importanti della storia di Catania.
Tra questi dell’ispettore capo della Polizia di Stato Lizzio, di Gino Ilardo, di quello degli imprenditori Vecchio e Rovetta. “Quello di Squillaci – hanno detto i magistrati – è un caso particolare perché ha fatto già 25 anni di carcere e ha deciso di collaborare dopo un percorso molto lungo, permessi premio, collaborazioni con associazioni di vittime della mafia, collaborazioni teatrali ed incontri per rinnegare il suoi passato. I magistrati hanno definito il suo “un caso particolare”.
“In quel periodo vi era un altissimo grado di infiltrazione mafiosa nelle istituzioni e di corruzione nella forze dell’ordine”. Lo hanno detto magistrati della Procura di Catania, incontrando i giornalisti sull’operazione Thor del Ros, riportando dichiarazioni del pentito Francesco Squillaci. “Squillaci – hanno detto i magistrati – racconta come loro erano sempre a conoscenza dei blitz ed avevano il favore di numerosi poliziotti, carabinieri e
soprattutto della Polizia Penitenziaria. Ha raccontato anche che il carcere di Bicocca era nelle loro mani e che obbligavano il comandante della Polizia Penitenziaria ad adempiere a tutte le loro richieste”. I magistrati hanno anche ricordato la figura di un brigadiere della Polizia Penitenziaria di bicocca ora in pensione che “ebbe la forza di opporsi a mafiosi che gli avevano chiesto un favore per un trasferimento offrendogli una grossa somma di denaro”. “Ha rischiato la vita – hanno aggiunto – e ha rifiutato in maniera sdegnata quei soldi in un periodo in cui la
corruzione tra le forze dell’ordine era altissima”.