Cime imbiancate sul vulcano attivo più alto d’Europa ma a Catania la temperatura è di 30°. A darne prova sono le immagini trasmesse dalle telecamere di sorveglianza del rifugio Sapienza. In molti potrebbero pensare che si tratti di foto catturate durante i mesi invernali, inverosimilmente, quelle che appaiono ai nostri occhi, sono temperature registrate nel mese di agosto. Mentre gran parte della regione siciliana è oppressa dal caldo e dall’umidità, alle pendici dell’Etna le temperature sono crollate drasticamente. Eppure il bollettino giornaliero segnala una temperatura di 9° ma la realtà è che in Sicilia si spala la neve anche in piena estate.
Dall’emergenza siccità alle neve di agosto
Allarme rosso per siccità e le dighe a secco mentre l’Etna si veste di neve ad agosto. La Sicilia è in ginocchio, letteralmente assetata. La siccità pervade l’isola con le dighe che versano in condizioni critiche e un’emergenza idrica che si fa sempre più preoccupante. La Consulta regionale degli Ordini degli Ingegneri fa un appello sugli aspetti tecnici e sui tempi del programma d’interventi, sollecitando l’attenzione del governo regionale e nazionale sui mancati investimenti per le dighe e per la distribuzione idropotabile nell’Isola.
“È sufficiente leggere il Piano regionale per la lotta alla siccità redatto dall’Autorità di Bacino del Distretto Idrografico della Sicilia – spiega Fabio Corvo, presidente della Consulta che riunisce gli Ordini professionali degli Ingegneri dell’Isola – per comprendere che la siccità ha semplicemente fatto emergere tutte le lacune ormai ‘patologiche’ del sistema idrico siciliano”.
I 46 invasi permetterebbero raccolta e riuso acque piovane
Sono 46 gli invasi realizzati e da completare che consentirebbero la raccolta e il riuso delle acque piovane: “Certamente se oggi la Sicilia potesse contare su tutte le dighe già costruite, incomplete e non collaudate non parleremmo di crisi idrica. Negli invasi siciliani su una capienza totale di 1,1 milioni di metro cubi di acqua se ne possono invasare circa 700, poco più della metà delle riserve disponibili. Occorre fare chiarezza sulla concreta possibilità di collaudare, una questione ‘trascinata’ da decenni. È assolutamente necessario collegare gli invasi esistenti per evitare che l’acqua venga dispersa a valle una volta raggiunta la capacità massima di invaso. Se non si interviene sull’efficiente funzionamento, a causa delle perdite si continuerà a sprecare una consistente percentuale della risorsa idrica, comunque pagata dai cittadini”.
Urgente l’avvio delle opere già previste dal Piano
Alla luce della grave emergenza idrica attuale e del Piano idrico della Regione Siciliana, già approvato dal ministero delle Infrastrutture e inglobato nel Piano Nazionale per la Sicurezza del Settore Idrico (PNSII), la Consulta degli Ordini degli Ingegneri ritiene urgente l’avvio di tutte le opere già previste, da realizzare in ottica di prevenzione della siccità e programmazione dell’approvvigionamento idrico primario, azzeramento delle dispersioni di acqua nelle fase di adduzione e distribuzione.
Corvo, “Si dovrebbe capitalizzare emergenza”
“Si dovrebbe capitalizzare l’emergenza – conclude Fabio Corvo – per garantire la tutelata gestione dell’acqua a breve termine bisogna rivedere la tempistica del programma degli interventi con il completamento delle dighe rimaste incompiute (Blufi e Cannamasca), l’ultimazione dei lavori per l’invaso Pietrarossa nel Calatino – i cui lavori sono stati avviati – lo sfangamento degli invasi attualmente in uso, l’interconnessione degli schemi acquedottistici, gli interventi sulle reti di adduzione e distribuzione per la riduzione delle perdite, la realizzazione di invasi di media-piccola capacità per le aree collinari interne, il riuso delle acque reflue per l’agricoltura e la realizzazione dei dissalatori”.
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