Pittore sensibile ai temi sociali, scultore alla ricerca di estreme sintesi formali, storico dell’arte, critico e saggista, abile e raffinato disegnatore archeologico. A Giuseppe Consoli (Catania 1919 – Milano 2010), in occasione del centenario della nascita, è dedicata una ricca antologica “Giuseppe Consoli.
Un siciliano fra i colori dell’isola” articolata in due sedi: a Catania, Palazzo della Cultura, dal 18 maggio al 23 giugno (inaugurazione sabato 18, ore 17,30); nell’Auditorium di Mascalucia, suo paese natale, dal 19 maggio al 2 giugno.
La mostra è curata da Antonio D’Amico, storico dell’arte e conservatore delle raccolte d’arte dei Musei Civici di Domodossola e del Museo Diocesano di Nicosia, e indaga l’opera e la personalità inquieta di questo eclettico artista e intellettuale che, nel corso della sua lunga vita, ha attraversato buona parte del Novecento: dalle stagioni più sofferte – la guerra, la prigionia, le stragi civili e gli anni di piombo – a quelle più esuberanti, quando l’estro, la creatività e il dinamismo dell’Italia post-bellica accesero di entusiasmo e voglia di rinascita un’intera generazione di giovani e intellettuali. In catalogo un saggio dello storico contemporaneo prof. Uccio Barone (Università di Catania, Dipartimento Scienze Politiche). “Giuseppe Consoli. Un siciliano fra i colori dell’isola” è organizzata dalle associazioni “Consoli Guardo” e “Carmelo Mendola” in collaborazione con la Pro Loco di Mascalucia e con il patrocinio dei Comuni di Catania e Mascalucia.
Inaugurazione a Catania sabato 18 ore 17.30. A Mascalucia domenica 19, ore 18. In entrambe le sedi interverranno il curatore Antonio D’Amico, lo storico contemporaneo prof. Uccio Barone e il collezionista Filippo Pappalardo, che ha conosciuto in vita l’artista. Orari visite alle due esposizioni: a Catania dal lunedì al sabato 9-19, domenica 9-13; a Mascalucia tutti i giorni 9-13, 16-20. In entrambe le sedi ingresso libero.
In mostra saranno circa 60 opere, tra oli e disegni, tele, tavole e carte, realizzate da Giuseppe Consoli dagli anni Quaranta fino alla fine degli anni Ottanta. Spicca tra tutte, per quell’umanità concitata e drammatica, Lacrimogeni a Mussomeli, un olio del 1954 con cui Consoli ferma sulla tela, quasi a futura memoria, una delle stragi siciliane dimenticate. Il soggetto trae spunto da un orribile fatto di cronaca: l’aggressione con i lacrimogeni, da parte delle forze dell’ordine, nei confronti di migliaia di cittadini di Mussomeli (CL) esasperati per la cronica mancanza di acqua e l’aumento delle tasse. Quattro i morti nella calca, ventisette le condanne al termine del processo – divenuto anche un caso politico – il cui pubblico ministero era Gaetano Costa, assassinato dalla mafia qualche decennio più tardi.
Tra i disegni esposti al Palazzo della Cultura di Catania, anche gli schizzi dei due anni nei lager nazisti, da soldato. Parentesi durissima, seguita all’ armistizio dell’8 settembre, e condivisa da Consoli al fianco di intellettuali e artisti italiani di spicco come Giovannino Guareschi, Alessandro Natta, Paolo Grassi, Aldo Carpi o come l’attore Gianrico Tedeschi (99 anni il mese scorso, patriarca del teatro e testimone del Novecento italiano). Liberato dagli inglesi nel ’45, Consoli riesce a portare con sé quei disegni realizzati con strumenti di fortuna – persino un fiammifero intinto nella china – durante la prigionia: ritratti di internati e persone a loro care che consentono a lui e ai compagni di cella di sopravvivere e al contempo documentano il degrado e l’umiliazione subita da chi aveva espresso il proprio dissenso.
Finita la guerra comincia per Giuseppe Consoli la vita su un doppio binario: da un lato funzionario dei Beni Culturali, lavoro che lo porta a frequenti trasferimenti in giro per i musei e le Soprintendenze di tutta Italia; dall’altra pittore e scultore ben inserito nei circoli artistici dove figurano alcuni fra i maggiori interpreti del Novecento italiano: Carla Accardi, Carmelo Franchina, Emilio Greco, Sebastiano Milluzzo, Lia Pasqualino, Renato Guttuso, Antonio Sanfilippo e più avanti con Lucio Fontana e gli scrittori Leonardo Sciascia, Vincenzo Consoli e molti altri ancora.
Tra le opere, infine, più rappresentative del linguaggio pittorico di Consoli è la tavola-capolavoro sulla Strage di Portella della Ginestra, un olio di 3 metri per 1,21 realizzato nel 1951 sull’onda emotiva dell’agguato del 1° maggio 1947, alle porte di Palermo. L’opera, un autentico monumento civile che anticipa di qualche anno la tela omonima di Renato Guttuso. Acquistata dal Partito Comunista Italiano e donata a Giuseppe Di Vittorio, l’opera – che non sarà presente nell’antologica di Catania – fa parte della collezione permanente della Cgil di Roma, dove è tutt’ora esposta. Alla mostra è dedicato un catalogo con l’intervento del curatore e una raccolta di saggi antologici.
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