Michale Jordan è atterrato all’aeroporto di Catania Fontanarossa. La leggenda vivente del basket, da molti considerato il più grande (sicuramente tra i più grandi) della storia di questo sport di tutti i tempi, torna in Sicilia per il Google Camp.
L’ex giocatore dei Chicago Bulls, vincitore di sei titoli Nba, è giunto nel capoluogo etneo a bordo del suo jet privato personalizzato e dall’inconfondibile sigla N236MJ che sta a significare il suo numero da giocatore, i sei campionati vinti e le sue iniziali. Sconfinati i suoi successi in ambito sportivo e tra questi anche l’oro olimpico a Barcellona nel famoso Dream Team che sorprese ed affascinò il mondo intero, anche quello non sportivo.
Ha stretto la mano a Nico Torrisi, amministratore delegato della Sac – la società che gestisce lo scalo catanese – e si è fermato per qualche foto con i fan. Evento immortalato anche sulla pagina Facebook dell’aeroporto internazionale di Catania.
“Air” Jordan, negli ultimi anni è stato anche proprietario di una squadra del più famoso campionato del mondo, gli Charlotte Hornets. E proprio recentemente ha venduto la sua quota di maggioranza, ottenendo una cifra a nove zeri che rimpolpa il suo già enorme patrimonio. La sua presenza in Sicilia, come già accennato, è legata al Google Camp che si svolgerà al Verdura resort di Sciacca, in provincia di Agrigento, un evento che si tiene ogni anno nell’Isola e che vede la presenza di numerosi vip di fama planetaria e che è tornato in piena efficienza dopo la pausa per il Covid. Già lo scorso anno, infatti, la kermesse riprese.
Cinque anni fa venne “avvistato” al Falcone e Borsellino di Palermo
L’ex stella del basket venne “avvistato” cinque anni fa all’aeroporto Falcone e Borsellino di Palermo poco prima di imbarcarsi nel suo jet privato al termine della sua vacanza nell’isola. Anche nel luglio del 2018 Jordan arrivò in Sicilia per il Google Camp che in quell’anno si tenne a Selinunte, nel Trapanese.
Durante le code e i controlli si sentiva il bisbiglio costante dei curiosi che si chiedevano se quel colosso, “nascosto” da un paio di occhiali da sole e un berretto, fosse davvero l’atleta che veniva considerato il “Dio del basket”. La conferma, probabilmente, è arrivata dopo alcune foto scattate dai presenti con gli smartphone.
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