Non solo gestiva gli affari illeciti impartendo ordini alla moglie e ai generi dal carcere, ma nei momenti di libertà aveva anche ripreso in mano le redini del gruppo di Belpasso. Il boss Carmelo Aldo Navarria in realtà non si era mai staccato dall’ambiente criminale così come sottolineato dal procuratore di Catania Carmelo Zuccaro. 

Nonostante la lunga carcerazione, il ritorno del boss Navarria nel suo territorio, rappresentava l’occasione per riaffermare il proprio ruolo di referente locale con il fattivo contributo della moglie Patrizia Paratore.

La donna mettendosi a disposizione del marito e degli altri associati organizzava incontri, recapitava comunicazioni e ha anche favorito la latitanza del genero Santo Prezzavento, dopo l’arresto del marito, preoccupandosi delle sorti degli affiliati detenuti.

CHI SONO I 15 INDAGATI PER MAFIA 

Le indagini hanno permesso di evidenziare le dinamiche operative del gruppo criminale per il controllo del territorio con la realizzazione di reati contro il patrimonio, ricostruendo gli affari illegali del clan e la responsabilità degli affiliati in due rapine con sequestro di persona, commesse a Belpasso il 14 gennaio ed il 3 febbraio 2015 in danno di autotrasportatori del settore alimentare, estorsioni nei confronti di imprenditori anche con danneggiamenti dei beni mobili aziendali, sempre per agevolare l’organizzazione mafiosa.

Durante le indagini, il 20 novembre e 10 dicembre 2015, sono stati arrestati 10 affiliati per estorsione pluriaggravata commessa dall’ottobre 2014 fino al 19 novembre 2015 in danno della ditta “Lavica Marmi s.r.l” di Belpasso, i cui titolari erano stati costretti a corrispondere il pagamento di una somma di 600 euro al mese a titolo di “pizzo”.

Il 22 marzo 2017 è stata fatta luce sulla scomparsa dell’imprenditore agrumicolo di Paternò Fortunato Caponnetto, con l’esecuzione di misure cautelari in carcere nei confronti di Navarria e di altri 3 affiliati.

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