La polizia attraverso un’attività di intelligence è riuscita a riscontrare una evidente sproporzione tra i redditi dichiarati ed il tenore di vita sostenuto da Alessandro Viglianisi e dei suoi parenti.
L’indagine è partita nel 2014 dopo l’arresto in flagranza dell’uomo, ritenuto vicino al clan dei ‘Cursoti’ responsabile di acquisto e detenzione di sostanze stupefacenti, ricettazione, detenzione abusiva di arma, esplosivi, materie esplodenti e gas.
Nella circostanza, in occasione di un controllo di Polizia, in una stazione di rifornimento carburante, di cui era titolare, venne rinvenuta la somma di 25 mila euro suddivise in mazzette, due kg e mezzo di marijuana, una bilancia di precisione, oltre a due pistole semi automatiche marca Beretta, munite di caricatore e cartucce, entrambe provento di furto, un congegno artigianale a forma di penna modificato in arma da fuoco, un pugnale (con lama di 19 cm) ed un fucile calibro 16 corredato di cartucce, anch’esso provento di furto.
L’attività investigativa della Polizia di Stato ha consentito di accertare che il quarantenne, è titolare di un’azienda individuale di carburanti e di autonoleggio, sottoposti a sequestro e socio al 50% della società Ecometalli, considerata leader nel settore, che si occupa di trasformazione di rottami metallici e della gestione del traffico illecito dei materiali ferrosi.
Risulta inoltre dipendente di una omologa Società gestita da un fratello, oggetto di numerose denunce per riciclaggio di metalli e sottoposto al sequestro di quaranta tonnellate di rame nonché di una considerevole quantità di binari ferroviari di provenienza furtiva.
La famiglia di Alessandro Viglianisi, il padre Rosario ed i fratelli Giuseppe e benedetto da diverso tempo svolgono infatti attività imprenditoriali nella trasformazione di materiali metallici . Come è emerso dalle attività investigative e dai procedimenti a carico dei predetti è apparsa evidente l’illiceità delle predette attività imprenditoriali realizzate mediante la commissione di una serie di reati di reati di ricettazione e di riciclaggio di materiali ferrosi di provenienza illecita.
Con il sequestro dell’ingente quantitativo di rame la Polizia ha inferto un duro colpo al business dell’“oro rosso”.
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