Un segnale forte, una provocazione, per dare uno scossa innanzitutto al proprio partito, Forza Italia. Il senso delle dimissioni di Marco Falcone da coordinatore del comitato organizzatore delle primarie siciliane del centrodestra, notificate ieri attraverso una lettera, serve a lavare i panni sporchi in famiglia.
Forza Italia, infatti, sulla questione siciliana è apparsa piuttosto sfilacciata subendo, a tratti, gli umori romani e lasciando trasparire una disomogeneità di vedute nonostante i numeri rassicuranti che emergerebbero da alcuni sondaggi.
“Le mie dimissioni – dice oggi Marco Falcone – rappresentano uno sprone al partito che rischia di essere impantanato in un momento in cui dovrebbe diventare protagonista della scena politica siciliana atteso che dinanzi al fallimento conclamato di Crocetta e del Partito Democratico gli elettori si aspettano un’alternativa seria, progettualmente forte e con un candidato credibile”.
Il capogruppo di Forza Italia all’Ars, di fatto, si fa interprete di una parte significativa del partito (soprattutto i deputati regionali, ma anche l’europarlamentare catanese, Salvo Pogliese ed il senatore Tonino D’Alì) che non vede di buon occhio l’ipotesi di “un candidato calato dall’alto e che venga imposto dalle segrete stanze”.
Va detto che quando cominciò ad affiorare l’idea delle primarie siciliane, l’ufficio politico di Forza Italia analizzò a più riprese la questione, ma nonostante le uscite ufficiali (ad esempio la famosa riunione dei coordinatori dei partiti della coalizione di centrodestra che determinò tempi e modi per il voto della base), è sempre rimasto una sorta di semaforo giallo a gran premio già scattato e con i candidati di fatto in pista.
Certo, quanto accade a livello nazionale con i gossip (da fantapolitica?) di intese vere o presunte con una parte delle forze politiche che oggi stanno governando per frenare l’avanzata pentastellata non può non avere effetti a queste latitudini, ma al tempo stesso è stato sottolineato da molti esponenti di Fi che la Sicilia fa storia a sé. Specie in occasione degli appuntamenti elettorali che diventano poi cartina di tornasole di ciò che avverrà su scala nazionale.
Marco Falcone sulle primarie siciliane ci ha messo la faccia ed oggi ribadisce: “Serve un candidato che venga partecipato e determinato dalla base, quindi scelto democraticamente dagli elettori. Il mio – conclude – è stato un segnale forte, una vera e propria provocazione nei confronti del partito per dire che le primarie sono uno strumento di selezione e di scelta del candidato alla presidenza della Regione”.
Anche il senatore Enzo Gibiino chiede chiarezza al proprio partito: “Dica, sin da oggi, se per caso abbia cambiato idea in merito all’appuntamento del 23 aprile”.
L’ex coordinatore regionale di Forza Italia, che è candidato alle primarie, ribadisce di vederla “come il presidente Berlusconi, che le primarie debbano essere adeguatamente normate, penso che l’entusiasmo e l’attenzione che ho personalmente riscontrato sul territorio nella raccolta delle firme, che in queste ore sono giunte quasi a nove mila, in vista di una mia possibile candidatura, debbano essere rispettati. Auspico che in poche ore questa spiacevole empasse possa essere superata”.