Un neonato che lotta tra la vita e la morte. Un presunto caso di malasanità e, nonostante la disperazione, una mamma che trova la forza di ringraziare i medici del policlinico “Vittorio Emanuele” di Catania.
Una storia che deve far riflettere. Il piccolo Saverio, originario di Mazzarino, nasce a Enna, all’ospedale Umberto I, nella notte tra il 22 e il 23 aprile. Le sue condizioni sono gravissime: il bimbo, venuto al mondo dopo un parto lunghissimo, concluso con un cesareo d’urgenza, è asfittico ed ha lesioni cerebrali gravissime.
Viene trasferito d’urgenza a Catania la mattina del 23 aprile, ma la situazione è disperata se è vero che il piccolo Saverio, ormai da quasi un mese, è in coma ed è tenuto in vita dalle macchine.
Una ‘normalissima’ tragedia? La famiglia di Saverio non vuole crederci e denuncia un presunto caso di malasanità per capire le cause che hanno provocato l’asfissia e i danni cerebrali, per capire se il ritardo con cui la mamma è stata fatta partorire, può in qualche modo aver comportato i problemi al piccolo Saverio e se il trasferimento a Catania è stato effettuato con la doverosa tempistica.
E in questo senso qualcosa che non torna c’è: il parto è stato ritardato e nel momento in cui si è deciso di effettuare il cesareo si è persa un’altra ora di tempo perchè la sala operatoria era occupata e perchè si è atteso l’arrivo di un altro anestesista.
Ma non solo: Saverio è nato all’1 e 20 della notte tra il 22 e 23 aprile, a Catania è arrivato intorno alle 11 del giorno seguente. In questi casi, secondo le linee guida, non dovrebbero passare più di sei ore. L’esempio è il piccolo figlio di una migrante, nato a Siracusa nelle stesse condizioni di Saverio, e giunto a Catania dopo tre ore e mezzo. Il bimbo adesso sta bene.
La procura di Enna, che ha disposto il sequestro delle cartelle cliniche, ha aperto un fascicolo per lesioni personali gravissime. Sarà la magistratura a fare luce su questa vicenda che, però, produce una serie interminabile di interminabile di interrogativi sullo stato e sull’organizzazione della sanità siciliana.
La mamma di Saverio, attraverso la giornalista Concetta Santagati, ha voluto ringraziare i medici del reparto Utin del policlinico Universitario Catania, diretto da professor Vincenzo Di Benedetto, sottolineando anche la differenza di trattamento e di intervento riscontrata tra Catania ed Enna, nonostante appena arrivato al policlinico etneo i medici abbiano subito avvisato la famiglia che le condizioni di Saverio erano disperate.
Il problema è più generale: “Queste cose succedono – spiega Vincenzo Di Benedetto – perchè non esiste un percorso sanitario corretto. Perché la Sicilia investe poco sul settore medico e sulla formazione”.
“Non esiste formazione per i neonatologi – continua Di Benedetto – e non tutti i pediatri sanno rianimare un bimbo appena nato. Si tratta di una pratica che si acquisisce sul campo. Questo è assolutamente sbagliato. Il piccolo Saverio è vittima di un errore di sistema”.
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