Oltre 100 carabinieri del Comando Provinciale di Catania, su delega della Procura Distrettuale della Repubblica, stanno eseguendo in queste ore un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 13 persone accusate a vario titolo di associazione mafiosa, traffico di droga e concorso in detenzione di stupefacenti. Le misure, firmate dal Gip del Tribunale di Catania, sono state notificate nelle province di Catania e Agrigento.
Le indagini dal 2022
L’operazione costituisce l’epilogo di un’indagine avviata nel maggio 2022 dalla Dda etnea e condotta dal Nucleo Investigativo dei carabinieri, che già lo scorso dicembre aveva portato al fermo di 9 affiliati alla cosca Santapaola-Ercolano. Gli inquirenti erano infatti venuti a conoscenza della pianificazione di un agguato mortale ai danni di Pietro Gagliano, esponente del clan rivale Cappello-Bonaccorsi.
L’omicidio sventato
Secondo quanto ricostruito, l’omicidio sarebbe stato una ritorsione per quanto avvenuto la sera del 21 ottobre in via Passerello, nel rione San Cristoforo di Catania. In quell’occasione Gagliano, al termine di una lite, aveva sparato 4 colpi di pistola contro alcuni affiliati della famiglia Santapaola, rimasti illesi. Nonostante l’invito alla moderazione di alcuni boss, due di loro avrebbero deciso di vendicare l’affronto subito, pianificando l’eliminazione di Gagliano. Il blitz di dicembre, con 9 fermi, aveva permesso di sventare il progetto omicidiario. Ora l’inchiesta, sviluppata attraverso intercettazioni e indagini sul campo, si è conclusa con 13 ordinanze di custodia cautelare che hanno colpito i vertici delle due organizzazioni criminali.
Contrasti tra vecchia mafia e nuova mafia
Dalle indagini è emersa la volontà degli affiliati arrestati di riorganizzare gli assetti dei clan, pesantemente indeboliti negli ultimi anni dall’azione di forze dell’ordine e magistratura. In particolare, sarebbe stata registrata una netta differenza tra la “vecchia mafia”, rappresentata dai capi storici, e la “mafia giovane”, caratterizzata da profili spregiudicati e dediti all’ostentazione sui social.
I personaggi chiave
Tra i personaggi chiave dell’inchiesta c’è Salvatore Battaglia, figura di spicco del gruppo mafioso del Villaggio Sant’Agata. Nonostante la detenzione in carcere, da dove sta scontando condanne definitive per mafia e omicidio, Battaglia avrebbe continuato a gestire gli affari illeciti della cosca grazie a telefoni cellulari introdotti illegalmente in cella. Un altro elemento di rilievo emerso dalle intercettazioni è la permanenza di legami indissolubili tra i boss detenuti e i sodali in libertà. I primi sarebbero stati costantemente informati su quanto accadeva fuori dal carcere, fornendo anche direttive su omicidi e altre attività criminali. In cambio, gli affiliati liberi non avrebbero mai fatto mancare il sostentamento economico ai capi reclusi, versando loro mensilmente una sorta di “stipendio” ricavato dagli affari loschi gestiti dal clan. Un esempio è Salvatore Gurrieri, esponente di spicco della “vecchia guardia”, detenuto al Nord Italia assieme ad altri pezzi da novanta di Cosa Nostra. Gurrieri avrebbe sfruttato la sua posizione per fare da tramite tra i vertici in cella e la mafia operativa in strada, oltre a pretendere continue somme di denaro per le spese carcerarie.
Le nuove leve
Accanto ai boss storici, le indagini avrebbero portato alla luce l’ascesa di nuove leve criminali, come Giuseppe Pistone, incaricato di ridare smalto al gruppo Nizza, da tempo in declino dopo l’arresto del leader Andrea Nizza. Oltre alla gestione dello spaccio, Pistone avrebbe organizzato anche un canale di vendita di droga tramite messaggistica istantanea.
Nervi tesi tra clan rivali
L’inchiesta ha poi documentato i rapporti tesi tra le varie anime di Cosa Nostra e con clan rivali, in un contesto caratterizzato da una vera e propria “corsa alle armi”. Proprio nell’ambito dell’attività investigativa, lo scorso 19 ottobre i carabinieri arrestarono un pregiudicato del gruppo Nizza trovato in possesso di un revolver carico. La successiva perquisizione portò al sequestro di un arsenale con fucili, pistole mitragliatrici, munizioni e 6 kg di hashish.
Infine, il 20 novembre due corrieri in viaggio da Catania verso Agrigento furono bloccati con un kg di cocaina, fornita da alcuni degli indagati. Le accuse contestate dovranno ora passare al vaglio dell’autorità giudiziaria, ma la vasta operazione odierna ha inferto un duro colpo a Cosa Nostra catanese, smantellando vertici e ramificazioni criminali.
In carcere
Salvatore Battaglia, 57 anni (in atto detenuto presso la casa circondariale Opera di Milano);
Giuseppe Caruso, 38 anni (in atto detenuto presso la casa circondariale Panzera di Reggio Calabria);
Gabriele Gioacchino Cigna, 20 anni;
Santo Di bella, 32 anni;
Carmelo Di Silvestro, 47 anni (in atto detenuto presso la casa circondariale Pagliarelli di Palermo);
Francesco Pio Giuseppe Di Stefano, 24 anni (in atto detenuto presso la casa circondariale di Enna);
Salvatore Gurrieri, 50 anni (in atto detenuto presso la casa circondariale di Siracusa);
Alessandro Simone Ingo, 28 anni;
Giuseppe Pistone, 37 anni (in atto detenuto presso la casa circondariale di Caltagirone);
Santo Roggio, 48 anni;
Michele Spampinato, 24 anni;
Ai domiciliari
Giulia Ilenia Catanzaro, 21 anni;
Marco Natale Tosto, 20 anni.
Commenta con Facebook