“Il modello di accoglienza non puo’ essere quello di Mineo in cui vi sono gravi interferenze della criminalita’ e vistose negligenze sull’accoglienza. Il centro a nostro avviso va chiuso, cosi’ come e’ impensabile aprire nel Cara un nuovo hotspot”. Lo ha detto Federico Gelli, presidente della commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema di accoglienza dei migranti, oggi a Catania, dopo la visita al Cara di Mineo.
La struttura è al centro tra l’altro di un troncone dell’inchiesta Mafia Capitale, che avrebbe accertato una truffa per gonfiare artificiosamente il numero dei migranti e quindi anche dei rimborsi.
“Al piu’ presto – ha aggiunto Gelli – convocheremo il prefetto Morcone per scongiurare l’apertura dello hotspot che da anticipazioni dovrebbe slittare rispetto alla data fissata per il 20 luglio”.
La commissione per due giorni e’ stata in visita ispettiva al Cara: ieri sopralluogo nel centro, oggi audizioni dei procuratori di Catania, Caltagirone e Siracusa, prefetto e questore di Catania, amministratori giudiziari delle cooperative che operano nella struttura e una rappresentanza di Medem, i medici che si battono per i diritti umani.
“Rispetto a un annno fa – ha spiegato in conferenza stampa Gelli – sono emersi elementi migliorativi non sufficienti pero’ a rendere il Cara un luogo ottimale per l’accoglienza. Inanzitutto per la dimensione del numero degli immigrati che oggi e’ di 3.359. Abbiamo riscontrato carenze igienico-sanitarie e grandi difficolta’ nel fornire adeguata e corretta accoglienza. I diversi percorsi formativi non sono adeguati a un numero cosi’ elevato”.
Gelli si e’ poi soffermato sulle vicende giudiziarie: “Nel centro continuano ad operare organizzazioni criminali che si occupano di tratta di immigrati e prostituzione creando grandi criticita’ nei servizi. Abbiamo anche recepito l’appello dei due procuratori di Catania e Caltagirone che non ci fanno immaginare come giusta operazione l’apertura del nuovo hotspot. A mio avviso bisogna lavorare perche’ il Cara venga piano piano ridimensionato, senza escluderne, alla fine del percorso, la chiusura”.
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