- Lavoro, ex dipendenti dell’Ipab Oasi Cristo Re di Acireale saranno reinseriti all’Asp di Catania
- Musumeci: “Chiudere pagina dolorosa sul fronte delle vertenze”
- Il personale sarà riqualificato attraverso una formazione dedicata a cura del Cefpas
- Foti: “Finalmente dopo un decennio di sofferenze e paura sembra essere arrivata la soluzione”
Un percorso di reinserimento professionale all’interno delle strutture dell’Asp di Catania per gli ex lavoratori dell’Ipab “Oasi Cristo Re” di Acireale. È la soluzione individuata dal tavolo tecnico, riunitosi nelle sede dell’assessorato regionale alla Salute, che ha definito – su indicazione del presidente Nello Musumeci – un cronoprogramma che consentirà la riqualificazione del personale dell’Ipab acese attraverso una formazione dedicata a cura del Cefpas.
Il commento del governatore Musumeci
“Questa misura ci consente di chiudere l’ennesima pagina dolorosa sul fronte delle vertenze senza perdere posti di lavoro. C’è di più: contemporaneamente assicureremo, infatti, nuove risorse umane alle strutture della nostra sanità anche per garantire quel respiro lungo che potrebbe venire meno dopo i tanti mesi di emergenza pandemica”, ha detto Musumeci.
Gli ex dipendenti diventeranno operatori socio sanitari
Nel corso dell’ultima riunione del tavolo tecnico, a cui hanno preso parte il capo della segreteria tecnica dell’assessorato alla Salute, Daniele Sorelli, il direttore amministrativo dell’Asp di Catania, Di Bella e Giovanni Riggio in rappresentanza del Cefpas, è stato stabilito che gli ex dipendenti dell’Oasi Cristo Re, in possesso della qualifica Osa, saranno formati per divenire operatori socio sanitari, divenendo così pienamente operativi per prestare servizio in corsia.
L’iter si completerà nelle prossime settimane
L’iter, che si completerà nelle prossime settimane, sarà definito e condiviso con l’assessorato regionale alla Famiglia e alle Politiche sociali.
La sinergia con il sistema sanitario
“Proprio con l’approvazione del disegno di legge di riforma sulle Ipab – ha evidenziato l’assessore alla Famiglia, Antonio Scavone – il governo della Regione dimostra attenzione verso un segmento delle Politiche sociali troppe volte dimenticato. La sinergia con il sistema sanitario può consentire di alleggerire finanziariamente il peso delle strutture e rilanciarne la funzione sociale”.
La valorizzazione delle professionalità
“Il piano di assorbimento del personale, predisposto dal tavolo tecnico – osserva dal canto suo l’assessore alla Salute, Ruggero Razza – consente di lavorare ad una pianificazione regionale per la valorizzazione di professionalità che si sono formate nel tempo, evitando tensioni sociali e mettendo a profitto le competenze”.
Foti “Finalmente una speranza dopo 10 anni di declino”
La vicepresidente dell’Ars e deputata regionale di Attiva Sicilia, Angela Foti, esprime apprezzamento alla iniziativa governativa: “Finalmente dopo un decennio di sofferenze e paura sembra essere arrivata la soluzione per i dipendenti dell’Ipab Oasi Cristo Re di Acireale. I dipendenti verranno riqualificati, grazie a Cefpas, e inseriti nei ranghi dell’Asp di Catania, cosa già fatta per alcuni dipendenti, in possesso di competenze immediatamente spendibili. Rimanevano fuori però molti altri padri e madri di famiglia e ora per loro si è riaccesa la speranza”.
Foti continua: “Auspico e mi batterò in tal senso affinché lo stesso si faccia per i dipendenti delle altre Ipab regionali che si trovano nelle medesime condizioni. Se da un lato gioisco, dall’altro lato non può che rimanere l’amaro in bocca però, per quello che le Ipab siciliane erano e per quello che oggi sono”.
“Da anni – continua la vicepresidente dell’Ars – seguo da vicinissimo il triste destino delle Ipab siciliane, le ho viste deupaperarsi lentamente e molte le ho viste chiudere. Ho ascoltato e consolato ed ho cercato con tutta me stessa il rilancio di strutture che erano un fiore all’occhiello del welfare regionale. Per questo è essenziale che si giunga al più presto all’approvazione della legge di rilancio del settore delle Ipab affinché possano tornare ad essere quei luoghi ‘pubblici’ di solidarietà per i più bisognosi”.
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