Un furgoncino per la vendita di panini di un familiare del collaboratore di giustizia Salvatore Giarrizzo danneggiato a ridosso di una importante udienza in cui avrebbero dovuto utilizzarsi del dichiarazioni ‘pentito’. E’ uno degli episodi di intimidazione mafiosa contestati dalla Dda della Procura di Catania a esponenti del clan Scalisi di Adrano nel provvedimento, eseguito dalla polizia, che ha portato al fermo di 15 di loro.
Quattordici in carcere e uno ai domiciliari
Il Gip, in sede di convalida, ha disposto il carcere per 14 degli indagati e gli arresti domiciliari per un quindicesimo. I reati contestati, a vario titolo, sono associazione mafiosa, detenzione e porto di armi da fuoco, estorsioni, traffico e spaccio di cocaina e marijuana con l’aggravante di avere favorito il clan mafioso Scalisi. Dalle indagini dell’operazioone Triade condotte dal commissariato di Adrano e dalla squadra mobile della Questura di Catania emerge il ruolo apicale assunto da Salvatore Calcagno, nipote ed effettivo erede del boss Giuseppe Scarvaglieri Giuseppe, attualmente detenuto in regime di 41bis, il cosidetto ‘carcere duro’. Secondo la polizia è “operativo e fautore delle decisioni più rilevanti sulle dinamiche del sodalizio pur essendo, la sua presenza, discreta e meno visibile rispetto alla componente operativa ‘di strada'”.
I ruoli degli indagati
Delineato anche il ruolo di Massimo Neri, già indicato da numerosi collaboratori di giustizia come esattore delle estorsioni riconducibili al clan Scalisi, accusato di avere “riorganizzato la cosca mafiosa assumendone il controllo almeno fino alla scarcerazione di Carmelo Scafidi”. Le indagini hanno anche documentato i “costanti rapporti tra Neri e Antonio Luca Josè Pappalardo, ritenuto esponente della frangia territoriale del clan mafioso Laudani operante nel quartiere popolare Canalicchio di Catania”, a dimostrazione della collaborazione tra le due cosche. La polizia ha fatto luce anche su cinque estorsioni ai danni di altrettanti operatori commerciali di Adrano.
L’inchiesta
I provvedimenti restrittivi sono stati emessi dai Gip di Catania e Lagonegro, per un caso, su richieste della Dda etnea basate su indagini della polizia avviate nel marzo del 2019 ed conclusesi due anni dopo. Nell’ambito dell’inchiesta Triade sono stati registrati particolari momenti di tensione,tra gli appartenenti al clan Scalisi e quelli riconducibili ad un altro gruppo criminale emergente di Adrano culminati nell’esplosione di colpi d’arma da fuoco contro di Salvatore Giarrizzo e Francesco Vitanza. Dopo la sparatoria, come documentato da immagini di impianti di video sorveglianza, all’interno di una ex palestra di Adrano, il 21 agosto del 2019, si è tenuto un summit tra esponenti dei clan Scalisi, Santangelo-Taccuni e della ‘famiglia’ Laudani di Catania. Le indagini hanno fatto emergere il “forte disappunto tra gli affiliati al clan Scalisi, in particolare in Massimo Neri”, per la collaborazione con la giustizia di Salvatore Giarrizzo, avviata nell’estate del 2020, tanto da “progettare atti intimidatori nei suoi confronti e della sua famiglia, finalizzati a fargli ritrattare le dichiarazioni rese nei confronti degli ex compagni e di appartenenti ad altri gruppi mafiosi”.
I nomi
I destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere sono :Giovanni Marco Arcidiacono, 23 anni, Ivan Atri, 31, Gianluca Galvagno, 33, Giuseppe Lo Cicero, 31, Tino Neri, 40, Antonio Luca Josè Pappalardo, 42, Carmelo Scafidi, 54, Andrea Stissi, 24, Pietro Severino, 64, Salvatore Severino, 42, Francesco Vitanza, 19, Claudio Barbera, 21, e Giuseppe Fichera, 23 anni. Massimo Neri, 37 anni è stato fermato dalla polizia in Campania: il Gip di Lagonegro ha emesso un’ordinanza in carcere rinviando gli atti a Catania per competenza territoriale. Il Gip di Catania ha infine disposto gli arresti domiciliari per Nunzio Costa, 35 anni.
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