Il prefetto di Catania, Maria Carmela Librizzi, su delega del Ministero dell’Interno, ha disposto “l’accesso ispettivo al Comune di Palagonia” al fine di “verificare l’eventuale sussistenza di elementi concreti, univoci e rilevanti su collegamenti diretti o indiretti con la criminalità organizzata di tipo mafioso”.
“La commissione – spiega una nota della Prefettura di Catania – si è insediata nella mattinata odierna e, come disposto dal Testo unico sull’ordinamento degli Enti locali, entro tre mesi, rinnovabili una volta per un ulteriore periodo massimo di tre mesi, terminerà gli accertamenti, rassegnando al prefetto le proprie conclusioni”.
A Palagonia è sindaco Salvatore Astuti, eletto nel giugno scorso, in occasione dell’ultima tornata di elezioni amministrative. Aveva avuto la meglio su Francesco Calanducci. Nel turno di ballottaggio Astuti aveva ottenuto il 59,24%, riportando 4.190 preferenze. Il suo avversario si è fermato al 40, 76% ottenendo 2.883 preferenze.
Sono due i sindaci finiti nei guai nei giorni scorsi per diverse vicende giudiziarie. Il sindaco di Montagnareale (ME) è finito agli arresti assieme all’associazione composta da 9 membri della sua famiglia, i genitori, la moglie, la suocera, la figlia, le due sorelle, un cognato e una cugina. L’associazione era dedita alla commissione di una pluralità di fatti legati alla bancarotta fraudolenta e ai tentativi di accaparramento d’ingenti finanziamenti pubblici – di matrice regionale e comunale – e connesse operazioni di riciclaggio e autoriciclaggio.
Il primo cittadino, che va ai domiciliari, coadiuvato da tutti i congiunti, destinatari del divieto di esercitare imprese o uffici direttivi di persone giuridiche per la durata di dodici mesi, si sarebbe reso protagonista della costituzione di un reticolato societario, composto da sette società, con sede a Montagnareale (ME), Barcellona Pozzo di Gotto (ME) e Librizzi (ME) e attive in svariati settori commerciali, dalla costruzione di edifici e strade alla compravendita di beni immobili, sino allo svolgimento di attività ricettiva, di cui tre portate alla decozione, fallite e progressivamente svuotate dei rispettivi patrimoni a favore di altre società consorelle, appartenenti al medesimo gruppo, ovvero dei membri della famiglia indagata.