Sono stati condannati a pene fino a 16 anni e 4 mesi di carcere (la pena massima per Luigi Alecci, uno dei presunti ‘vertici’ dell’associazione) 7 degli 8 imputati nel processo a Milano con al centro un filone della Dda su presunte infiltrazioni della cosca catanese dei Laudani negli appalti della Lidl in Italia e della Securpolice, il consorzio di società, ora commissariato, che era responsabile della vigilanza anche per il Palazzo di giustizia milanese.
La settima sezione penale, presieduta da Carla Galli, ha superato le richieste di condanna del pm Paolo Storari, che arrivavano fino ai 15 anni e 8 mesi di carcere. Assolto per ‘non avere commesso il fatto’ Simone Suriano, ex dipendente della catena di supermercati tedesca.
I giudici hanno stabilito una provvisionale di 40 mila euro per il Comune di Milano, che si era costituito parte civile. Le accuse, a vario titolo, sono associazione per delinquere con l’aggravante mafiosa, emissione di fatture inesistenti, reati fiscali, corruzione e traffico di influenze anche a scopo di favorire la cosca.
In particolare, il Tribunale di Milano ha condannato a 16 anni e 4 mesi di carcere l’imprenditore Luigi Alecci, considerato uno dei “promotori” dell’organizzazione criminale, insieme a Emanuele Micelotta e Giacomo Politi, condannati entrambi a 7 anni di reclusione.
I giudici hanno poi inflitto, rispettivamente, 8 anni e 6 mesi di carcere e 5 anni e 6 mesi, ai fratelli Alessandro e Nicola Fazio, gli ex titolari della Securpolice, gruppo specializzato in sicurezza che si occupava di vigilanza anche per il Palazzo di Giustizia del capoluogo lombardo. La pena di 4 anni e 6 mesi di carcere è stata inflitta ad Alfonso Parlagreco, e di 8 anni e 6 mesi a Salvatore Di Mauro, ritenuto esponente della famiglia mafiosa. I giudici hanno poi disposto la confisca di beni soldi, conti correnti, immobili e altri beni e mantenuto il sequestro di altri beni disposto in fase di indagine. Nella sua requisitoria, il pm della Dda Storari aveva messo in luce i concetti di “borghesia mafiosa” e di “capitale sociale della criminalità organizzata”. Le motivazioni della sentenza saranno depositate entro 90 giorni.
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