Fissato a venerdì 19 aprile dal giudice per le indagini preliminari Carla Aurora Valenti, gli interrogatori al deputato regionale Luca Sammartino ed al maresciallo dei carabinieri in pensione Antonino Cunsolo. L’ex vicegovernatore dell’Isola ed assessore Regionale all’Agricoltura è indagato per corruzione dalla Procura di Catania nell’ambito dell’inchiesta Pandora su presunte infiltrazioni mafiose nel Comune di Tremestieri Etneo. La linea di difesa, con l’avvocato Carmelo Peluso, che lo assiste, sarà decisa dopo l’interrogatorio di garanzia.
E’ previsto per oggi, invece, l’interrogatorio per le sei persone arrestate nell’ambito dell’inchiesta su presunti casi di infiltrazioni mafiose nel Comune di Tremestieri Etneo, in cui è indagato per corruzione anche il deputato regionale della Lega, Luca Sammartino.
I primi a essere interrogati dal gip saranno il sindaco, Santi Rando, un poliziotto da anni in aspettativa, destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per scambio elettorale politico-mafioso assieme a Pietro Alfio Cosentino, ritenuto il referente del clan Santapaola-Ercolano a Tremestieri Etneo che si sarebbe “adoperato per garantire il rispetto di precisi accordi elettorali propedeutici all’elezione” del primo cittadino.
Saranno sentiti i quattro indagati arrestati e posti ai domiciliari: Giovanni Naccarato, dirigente del Comune, l’architetto Puccio Monaco, all’epoca dei fatti consulente a titolo gratuito del sindaco, l’ingegnere Paolo Di Loreto e lo storico consigliere d’opposizione Mario Ronsisvalle poi transitato tra i sostenitori di Rando alle amministrative del 2021. Rando e Ronsisvalle sono stati sospesi dell’incarico di amministratori dal prefetto di Catania.
L’uomo forte della Lega nell’isola, con passati politici in Udc, Pd e Italia Viva, eletto con circa 21 mila preferenze alle ultime Regionali, il secondo più votato in Sicilia, è stato sospeso dal giudice da incarichi pubblici per un anno. Per lui la Procura aveva chiesto gli arresti domiciliari. Dopo la notifica del provvedimento, effettuata ieri da carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Catania, Sammartino si è dimesso da vicepresidente della Regione e da assessore all’Agricoltura, incarichi che ha assunto ad interim il governatore Renato Schifani.
Il parlamentare si è detto “sereno e certo che emergerà la totale estraneità ai fatti, risalenti a cinque anni fa e che con stupore leggo mi vengono contestati”. Inoltre, Sammartino ha rimesso i suoi incarichi al presidente Schifani e sottolinea: “Ringrazio il presidente per la fiducia dimostrata nei miei confronti e per il lavoro svolto fin qui. Tengo a sottolineare che non sono coinvolto in ipotesi di reato di mafia né di voto di scambio; sono sereno e certo che emergerà la mia totale estraneità ai fatti, risalenti a 5 anni fa, che con stupore leggo mi vengono contestati”.
Sammartino ha pure aggiunto “Resto fiducioso, come sempre ho dichiarato e non cambierò mai idea, nei confronti del lavoro della magistratura. Continuerò a servire la mia comunità e il mio territorio svolgendo la mia attività politica e di parlamentare regionale”.
Sammartino è indagato per due casi di corruzione. Il primo è avere favorito il proprietario di una farmacia a Tremestieri Etneo impegnandosi nell’impedire l’apertura a un suo concorrente. In cambio avrebbe ottenuto l’appoggio elettorale per la candidata alle europee che lui sosteneva nel 2019 per il Pd, Caterina Chinnici, poi eletta e da dopo passata a Forza Italia, totalmente estranea all’inchiesta.
Il secondo caso riguarda due carabinieri del nucleo di polizia giudiziaria della Procura di Catania, uno in servizio e l’altro in aspettativa che avrebbero fornito notizie su eventuali indagini nei suoi confronti e “bonificato” da eventuali “cimici” la sede della sua segreteria. Per uno di loro, il maresciallo in pensione Antonino Cunsolo, la Procura aveva chiesto la misura cautelare della sospensione dall’incarico, ma il gip si è riservato di decidere dopo l’interrogatorio di garanzia del militare dell’Arma previsto per domani.
L’inchiesta dei carabinieri del Comando provinciale di Catania, grazie a intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche ed a servizi di osservazione a distanza, ulteriormente riscontrate da dichiarazioni di collaboratori di giustizia e acquisizioni documentali ha scoperchiato un vaso al cui interno ci sono diversi reati con altrettante accuse: voto di scambio politico-mafioso, estorsione aggravata dal metodo mafioso, corruzione aggravata, istigazione alla corruzione e turbata libertà degli incanti. Accuse contestate, a vario titolo, agli 11 indagati tra cui esponenti politici, funzionari comunali ed imprenditori – dall’ordinanza di misura cautelare emessa dal Gip di Catania Carla Aurora Valenti. Ma nell’inchiesta sono 30 le persone complessivamente indagate.