C’è anche il sottosegretario catanese all’Agricoltura Giuseppe Castiglione tra i 17 indagati a vario titolo di turbativa d’asta e corruzione elettorale per l’inchiesta del Cara di Mineo per i quali la Procura di Catania ha chiesto il rinvio a giudizio. Nell’inchiesta anche il Consorzio Sol.Calatino. 

Lo rivela il quotidiano ‘La Sicilia’ anticipando la data dell’udienza davanti al Gup: L’ufficio gip ha assegnato il processo al giudice Santino Mirabella e fissato la prima udienza per il 28 marzo.

Chiesto il giudizio anche per Luca Odevaine, in qualità di presidente della commissione per l’assegnazione della gara d’appalto, Giovanni Ferrera, ex direttore del consorzio di comuni “Calatino Terra d’accoglienza”, Paolo Ragusa, presidente del consorzio Sol Calatino, Salvatore Melolascina, amministratore delegato della cooperativa “La Cascina”, Anna Aloisi , sindaco di Mineo, Domenico Cammisa, amministratore delegato della cooperativa “La Cascina”; Francesco Ferrara, Vice presidente  de “La Cascina”, Salvo Calì, presidente del cda “Sisifo”, Carmelo Parabita componente del cda “La Cascina”, Stefano Soncini, direttore tecnico dell’impresa Pizzarotti, Fabrizio Rubino dipendente della Pizzarotti, Aldo Buttini, consigliere delegato per il settore immobiliare della Pizzarotti, Carmelo Limoli, impiegato al “Consorzio Cara di Mineo”, Francesco Mandrà, Agrippina Gulizia, impiegata e Rocco Ferraro, amministraore unico della “San Francesco Csc” di Caltagirone.

Castiglione: “In Tribunale affronterò ogni singola contestazione” 

Stralciata la posizione di cinque indagati: Francesco Milazzo, all’epoca dei fatti responsabile della ragioneria del consorzio “Calatino terre d’accoglienza”, Giuseppe Scornavacche, responsabile amministrativo del consorzio “Calatino terre d’accoglienza, Silvana Camiolo, impiegata “Consorzio Cara di Mineo”, Riccardo Tangusso, impiegato alla “San Francesco Csc” di Caltagirone, Annamaria Damigella impiegata alla “San Francesco Csc” di Caltagirone.

La procura di Catania che a novembre 2016 aveva notificato a tutti gli indagati il fine indagine, ipotizza a vario titolo i rati di corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, corruzione di persona incaricata di pubblico servizio, entrambe finalizzate ad acquisire vantaggi elettorali; turbata libertà del procedimento di scelta del contraente.

I magistrati etnei hanno chiesto il rinvio a giudizio, per reati amministrativi, anche del consorzio Sol.calatino scs.

Nel provvedimento, di 14 pagine, firmato dai sostituti Raffaella Agata Vinciguerra e Marco Bisogni, e vistata dal procuratore Carmelo Zuccaro e dall’aggiunto Michelangelo Patanè, è stata stralciata la posizione di cinque indagati, su cui sono in corso ancora accertamenti e valutazioni.

Al centro dell’inchiesta le gare d’appalto per la gestione dei servizi del Cara fra il 2011 e il 2014, intervallata da sette proroghe avallate da un protocollo con la Prefettura di Catania.

Secondo l’accusa, Castiglione, che entra nell’inchiesta non per l’attuale incarico ma perché all’epoca dei fatti soggetto attuatore del Cara, assieme a Odevaine e Ferrera, quest’ultimi due in qualità di presidente e componente la commissione aggiudicatrice, avrebbero “predisposto il bando di gara con la finalità di affidamento all’Ati appositamente costituita”.

La Procura distrettuale di Catania ritiene, inoltre, che le coop interessate si “costituivano appositamente in Ati” dopo avere “ricevuto rassicurazioni sull’aggiudicazione degli appalti”, il cui “bando era concordato con lo stesso Castiglione, Odevaine e con Ferrera”.

A Castiglione e al sindaco di Mineo, Anna Aloisi, e Paolo Ragusa, in qualità di presidente del consorzio Sol Calatino, è contestata anche la corruzione “per la promessa di voti per loro e i gruppi politici nei quali gli stessi militavano (Pdl, lista Uniti per Mineo e Ncd)” in cambio di “assunzioni al Cara”. Ferrera e Odevaine sono indagati anche per falso ideologico per l’assunzione di quest’ultimo al Cara di Mineo come esperto di fondi Ue.

Un ‘faro’ sull’appalto da quasi 100 milioni di euro era stato acceso anche dall‘Autorità Anticorruzione guidata da Raffaele Cantone che alle Procure di Catania e Caltagirone ha inviato la documentazione sull’appalto per la gestione della struttura, definendo la gara “illegittima” e lesiva dei principi di “concorrenza” e “trasparenza”.

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