“Nei luoghi di lavoro sono tantissimi, in questo momento, i casi di violenza fisica, di molestia sessuale, di persecuzione. La crisi economica ha moltiplicato questi episodi. Le donne possono difendersi, trovando assistenza e sostegno in strutture come i Centri di Ascolto Uil ma chiediamo alle istituzioni risposte tempestive alle denunce della vittima. Spesso, invece, registriamo che procedono con lentezza”.
Lo ha dichiarato la responsabile nazionale dei Centri di Ascolto Uil “Mobbing&Stalking”, Alessandra Menelao, a Catania per un corso di formazione-informazione su “Mobbing, violenza, femminicidio. Le donne sanno difendersi!?”
Alessandra Menelao, che ha sottolineato “una partecipazione all’evento di gran lunga superiore a ogni aspettativa”, è stata salutata nella sala “Mico Geraci” in via Sangiuliano 365 dal segretario generale della Uil di Catania, Fortunato Parisi, e dalla responsabile territoriale del Centro di Ascolto Uil “Mobbing&Stalking”, Sabrina Perrotta. Presenti anche segretari confederali e delle organizzazioni di categoria della Uil etnea.
Nel suo intervento, Fortunato Parisi ha affermato: “Vogliamo concretamente mantenere una promessa, quella di non fermarci alle Giornate dell’8 marzo o del 25 novembre per dare voce al nostro impegno contro le discriminazioni di genere, le violenze psicofisiche ai danni delle donne, il femminicidio. Abbiamo dato vita a una due giorni di seminario con la responsabile nazionale Uil dei Centri di AscoltoMobbing&Stalking per offrire strumenti a chi è presente sui posti di lavoro in modo che possa intervenire e fare prevenzione”.
Nella prima giornata di corso, Alessandra Menelao ha ricordato come “siano avvenuti già ben 5 femminicidi in questo scorcio iniziale del 2017”.
“Noi chiediamo – ha aggiunto – che vengano inasprite le pene, perché le leggi in vigore sono buone ma serve maggiore severità verso gli autori di tali reati”.
L’esponente della Uil ha, quindi, spiegato: “La scelta di tenere un corso su mobbing, stalking e violenza nasce dalla necessità di parlare con lavoratrici e lavoratori, dal bisogno di andare nei luoghi dove esiste maggiore bisogno della presenza della nostra organizzazione. A Catania come altrove, specie nel Sud Italia, il fenomeno è diffuso e nascosto. Le donne non denunciano. E questo le mette a rischio della propria vita! Ricordo che di violenza si muore, quindi occorre denunciare ma anche affidarsi a realtà specializzate come i Centri di Ascolto Uil”.
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