Sei persone che gestivano tre importanti ‘piazze di spaccio’ nei rioni Pigno e Fossa dei leoni di Catania e a Francofonte (Siracusa), i cui proventi servivano anche a mantenere in carcere esponenti del clan Cappello-Bonaccorsi, sono state arrestate da Carabinieri del capoluogo etneo.
Militari dell’Arma hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere – emessa dal gip su richiesta della Dda – che ipotizza a vario titolo i reati di associazione mafiosa e spaccio di sostanze stupefacenti.
Uno degli indagati per vantarsi della sua ‘posizione economica’ ha fotografato il proprio figlio, un neonato, nella sua culla coperto di banconote. Le indagini sono nate da una costola dell’operazione ‘Notti bianche’ dei Carabinieri della compagnia di Gravina di Catania su una banda specializzata in furti di bancomat e si sono avvalse di intercettazioni e dichiarazioni di pentiti. Il gruppo gestiva un vasto spaccio di marijuana e cocaina ed era in possesso di armi da guerra.
I destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere sono Alfredo Blancato, 37 anni, Sebastiano Miano, 26, Salvatore Musumeci, 26, Federico Silicato, 31, Sebastiano Castiglia, 32, Gaetano Spataro, 25.
L’attività di indagine, condotta dalla Compagnia Carabinieri di Gravina di Catania nei mesi di gennaio- marzo 2018 e coordinata dalla Procura della Repubblica di Catania, ha tratto spunto da una precedente indagine denominata “Notti Bianche” che aveva consentito di individuare l’esistenza di una banda diretta da appartenenti al clan “Cappello- Bonaccorsi” dedita ai furti con la tecnica della “spaccata/esplosione” dei bancomat/postamat, nel territorio di Catania, Siracusa ed Enna.
Le operazioni effettuate mediante intercettazioni e pedinamenti ma anche grazie alle dichiarazioni di collaboratori di giustizia, hanno permesso di fare emergere l’associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, di cui si è potuto definire in dettaglio la struttura, le posizioni di vertice, i ruoli dei singoli membri, nonché le dinamiche ed il sistema con cui il gruppo operava e gestiva le “piazze di spaccio”.
Queste erano dislocate su tre siti di interesse: una piazza di spaccio veniva gestita a Francofonte (SR) da Sebastiano Castiglia, mentre le altre due erano attive nella provincia di Catania, segnatamente nel c.d. quartiere “Pigno” (ed era gestita da Sebastiano Miano e Alfredo Blancato) e nel quartiere di Librino c.d. “Fossa dei Leoni” (ed era gestita da Rosario Ragonese e Maurizio Girone).
Le indagini hanno consentito inoltre di accertare che i proventi derivanti dall’attività illecita di traffico di sostanze stupefacenti, del tipo marijuana e cocaina, posta in essere dagli indagati erano finalizzati ad assicurare il mantenimento in carcere dei detenuti ed a favorire gli interessi del clan Cappello- Bonaccorsi.
Secondo gli investigatori i capi, inoltre detenevano e avevano la disponibilità di armi anche da guerra.
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