E’ stato fra i primi seguaci siciliani del pensiero salviniano e ogni qual volta Matteo sbarca da queste parti lui è un passo indietro. Non lo molla.

Fabio Cantarella è vicesindaco di Mascalucia, fa l’avvocato ma parallelamente ha sempre svolto l’attività di giornalista tanto da essere in Sicilia il responsabile della comunicazione del movimento guidato dal leader del Carroccio.

Palermo è lontana duecento chilometri, ma il caso La Vardera brucia anche alle falde dell’Etna e Cantarella, come tanti, quando ha appreso della vicenda (per carità ancora avvolta da un mistero fittissimo) è rimasto scioccato.

“Sinceramente – dice – i ragazzi di Palermo aveva sospettato qualcosa. Mi dicevano che La Vardera girava sempre con un cameraman, non solo nelle occasioni pubbliche come giusto che fosse ma pure durante gli incontri privati. Dopo, la lite fra La Vardera e Benigno è emerso tutto…”

Ha sentito i militanti di Palermo?

“Ovvio. Mi dicono di essere delusi. Si sentono usati. Probabilmente il risultato elettorale è stato così scadente perché forse in realtà l’obiettivo era un altro. Un film…”

Ed il giornalista come giudica la trovata di La Vardera, ovviamente se fosse vera?

“Negativamente. Le inchieste le ho fatte anche io e lui più che un giornalista d’inchiesta è stato un infiltrato perché oggetto del reportage sono stati i suoi ignari compagni di viaggio che si sono fidati di lui. Credo che un cronista debba avere il buon gusto di rivelarsi, ma ripeto qui l’obiettivo sono stati i compagni di viaggio”.

Parliamo con Fabio Cantarella anche perché nella sua Mascalucia, negli anni 80, nacque un movimento che quasi goliardicamente si presentò alle elezioni amministrative, ottenne dei seggi e caratterizzò la vita politica della cittadina dell’hinterland di Catania.

“Ma certo!! La Sgas! – ricorda Cantarella – Era l’acronimo di ‘siamo giovani a spasso’, ma erano persone tanto spassose quanto preparate. Inizialmente si candidarono quasi per goliardia, ma poi poi la cosa si fece seria. Essendo persone molto qualificate ebbero la consapevolezza che ciò che inizialmente poteva apparire come una farsa in realtà era un’opportunità per incidere sul buon governo del paese. E fecero bene esprimendo negli anni anche assessori e vari consiglieri comunali, l’ultimo nella passata consiliatura. Certo, il caso di Palermo, se fosse confermato, potrebbe sembrare simile, ma con un percorso inverso…”

Cioè?

“Nel capoluogo dal crisma della serietà del momento elettorale si sarebbe passati alla farsa vera. Vedete, il simbolo per qualunque militante serio di un qualsiasi partito è sacro. Per noi, ad esempio, dietro a quel simbolo che è stata adoperato a Palermo ci sono dei valori e si sarebbe giocato su questo!”

Ha sentito con Matteo Salvini?

“Poche ore dopo il risultato elettorale. Era amareggiato, ripeto se siamo andati così male è perché stiamo scoprendo che forse l’obiettivo era un altro. Sulla vicenda preferisce non intervenire, ma si sente con la coscienza a posto perché nei quartieri di Palermo lui ha parlato sinceramente con la gente ed ha sentito un’emozione fortissima in particolare quando ha sostato sotto l’albero intitolato a Giovanni Falcone. Matteo tornerà a Palermo, ma qualcun altro avrà difficoltà a guardare negli occhi i palermitani”.

Salvini incredulo? Ci sarebbe  cascato anche lui!

Parla Benigno, ecco cosa ha detto!

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