Occorre essere nati all’inizio degli anni ’70, avere avuto 15-16 anni a metà della decade successiva ed essere stati almeno una volta sotto il palco dei Litfiba, per comprendere quanto sia stato traumatico quel divorzio (durato per fortuna solo qualche anno) che ha avuto l’effetto di un mondo, il tuo, che era in disfacimento. Sapere, poi, nel 2017, che la band fiorentina torna in Sicilia ti proietta in una dimensione che è a metà fra il flash back e il ritorno al futuro.
E’ una sensazione che abbiamo provato a descrivere a Piero Pelù e Ghigo Renzulli che senza scomporsi più di tanto ci hanno rassicurato: “Guarda, qui stiamo tutti benissimo…”. I Litfiba sono carichi. Lo trasmettono nell’intervista che ci rilasciano in vista della tappa siciliana di Eutopia tour che giovedì 13 aprile passerà da Acireale. Un concerto-colossal, copyright by Renzulli, che chiuderà la prima parte della tournee.
Nella scaletta si alternano pezzi nuovi come “Dio del tuono”, “L’impossibile” e “Maria Coraggio” e canzoni del passato come “Spirito”, “Regina di cuori”, “Lacio drom” fino alla chiusura d’impatto con “El Diablo”, accompagnata dalle immagini di Trump, Assad, Erdogan e Kim Jong-Un con corna da diavoli. Una situazione, quest’ultima tremendamente attuale.
Avete anticipato i tempi anche stavolta, ma come vivete quanto sta accadendo in queste ore dopo gli attacchi in Siria e la risposta americana?
“Noi lo viviamo in maniera positiva nonostante ci sia da preoccuparsi non poco perché siamo circondati da guerre studiate a tavolino dalla Russia e dall’America – dice Piero Pelù -. Il Mediterraneo rimane, purtroppo, quel punto focale del mondo perché al suo interno c’è troppo fottutissimo petrolio e questo ci rende vulnerabilissimi…Però nonostante tutto Eutòpia è fortissimo ed esorcizza qualsiasi sfiga intorno! Chi verrà al nostro concerto verrà fuori con un’altra energia che lo preserverà dalle sfighe del mondo!”
Parliamo di ‘Maria Coraggio’, canzone che avete dedicato a Lea Garofalo e alla figlia Denise, vittime della mafia, la proporrete in Sicilia che da sempre fa i conti con la criminalità organizzata…
“Non sono più problemi solamente del Sud – puntualizza Ghigo Renzulli –. Sappiamo che lo strapotere della mafia è arrivato anche in Toscana e in tutto il Nord. A Livorno hanno scoperto questo ‘cocainodotto’ e hanno sequestrato non so quanti quintali di cocaina pura, quindi non è solo un problema siciliano, calabrese, pugliese o campano”
Piero Pelù allarga poi lo spettro della canzone dedicata a Lea e Denise Garofalo, anche al caso di alcuni giorni fa di Maria Rita Lo Giudice: “Si è tolta la vita perché non ce la faceva più a sostenere il peso di un cognome di una famiglia mafiosa. E’ una storia altrettanto terribile. Lea, Denise e Maria sono i simboli di tutto il coraggio che hanno le donne ad affrontare queste difficoltà dell’appartenere ad una famiglia mafiosa, di subire le violenze, visto che Maria Coraggio è una canzone che parla anche di violenze sulle donne, quindi è una canzone molto importante e la parola coraggio è una delle colonne portanti di questo album, Eutòpia”.
A proposito di coraggio voi ne avete avuto, denunciando in anticipo quello che poi avvenne con Tangentopoli…
“Sì con Dimmi il nome – dice Ghigo – e non un caso che nella scaletta Maria Coraggio e Dimmi il nome siano due canzoni attaccate…”
Ma rispetto ad allora, che tempi stiamo vivendo oggi: migliori o peggiori?
“Beh, per quello di cui si parlava prima, la situazione sembra peggiorata”, aggiunge Ghigo, ma Piero Pelù tratteggia una condizione diversa ricordando che rispetto agli anni ’90, c’è stata la ‘coscienza ed il sacrificio di tante persone che si sono opposte al potere delle mafie, come Addio Pizzo, che non hanno avuto paura di urlare che la mafia è una montagna di merda’.
“Io credo – aggiunge il frontman dei Litfiba – che in realtà ci siano delle possibilità di opporsi in maniere positiva e costruttiva, ad esempio al fenomeno mafioso. E’ chiaro però che se il potere centrale non è orientato veramente all’opposizione a questi poteri allora per le persone normali, per noi cittadini, diventa tutto più difficile; ma questo non significa che smetteremo di lottare per i nostri diritti che sono per un mondo migliore e per i nostri figli”
Torniamo alla musica. I Litfiba spuntano nei primi anni ’80 in quella palestra di idee che era Firenze e la stessa cosa avveniva anche in questa città, Catania, con i Denovo, rispetto ad allora il nostro Paese fa più fatica a proporre modelli rock?
“In realtà anche oggi ci sono molti nomi interessanti – spiega Piero Pelù –. Visto che siamo in Sicilia, Il Pan del Diavolo possono essere uno dei tanti o in Calabria Brunori Sas è un’altra realtà di fatto. Stanno portando avanti, ognuno con il suo stile, delle idee che si posso ascrivere decisamente in un ambito rock. Le possibilità ci sono ancora, è chiaro che il mondo discografico è in implosione, purtroppo, mentre quando noi abbiamo iniziato negli anni ’80 era in espansione: è un dato di fatto. Ma è anche un dato di fatto che chi ha le palle di stare su un palco e lo sa fare, come Brunori e Il Pan del Diavolo, il pubblico lo segue. Perché la prova del palco è la prova del nove per qualsiasi artista”
Già, il palco. Fa sempre un certo effetto tornare, anni dopo, in un luogo in cui si è assistito ad un concerto, voi che sensazioni provate oggi che siete uomini maturi e padri di figli già grandi a suonare in quel posto?
“Lo riempiremo un’altra volta con la nostra musica e questa volta con uno spettacolo come non lo abbiamo mai portato in quel posto! Eutòpia tour – dice Renzulli – è una produzione incredibile, oserei direi quasi un colossal per i Litfiba…”
Piero Pelù mette il carico: “Direi che è il più grosso colossal che abbiamo mai prodotto nella nostra vita perché per la prima volta abbiamo un videowall alle nostre spalle che descrive canzone per canzone quello che stiamo raccontando con le parole. Sarà un’esperienza a 360 gradi. E poi, naturalmente, c’è tutta l’energia nuova dei Litfiba, la nuova band,il nuovo album che per noi è importantissimo e che il nostro pubblico sta amando sempre di più: se lo cantano, se lo ballano e se lo pogano alla grande sotto il palco. Significa che il disco è arrivato al cuore delle persone”.
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