Manifestano sotto la sede catanese Enel di via Domenico Tempio i lavoratori del call center Qè.
Dopo l’amara sorpresa dei cancelli dell’azienda chiusi e lo sciopero con centinaia di lavoratori scesi in piazza a Catania, i dipendenti Qè continuano a fare sentire la loro voce: a rischio ci sono 600 posti di lavoro.
La scelta del sit in sotto la sede di Enel, non è casuale, come spiega Antonio D’Amico, sindacalista Fistel Cisl Catania: “Siamo davanti alla sede di una delle più grosse commesse di un’azienda statale che il call center Qè gestisce e che è ancora sotto contratto. La commessa non può lasciare i lavoratori: è fondamentale perché se si dovesse arrivare ad un nuovo imprenditore bisogna che ci sia un contratto”.
A fianco dei lavoratori le sigle sindacali Fistel Cisl e Slc Cgil.
Il call center gestisce il servizio per conto di importanti aziende ed enti come Sky, Wind, Enel e Inps. Tante le incertezze per i lavoratori, dopo la cassa integrazione, i contratti di solidarietà ed il fallito tavolo tecnico in Prefettura a Catania con il passo indietro delle società Gpi e Transcom, che avevano manifestato l’interesse ad acquistare il call center.
A più riprese il grido d’allarme sulla crisi di Qè è stato lanciato da deputati e dai sindaci di Paternò e Belpasso.
“Agguerriti’ più che mai – dice Valentina Borzì Rsu Cgil – ci siamo dati appuntamento sotto la sede Enel e Wind perché non vogliamo abbassare la guardia nonostante le dichiarazioni del sindaco Mauro Mangano con cui è stato messo nero su bianco il nome dell’imprenditore di Paternò che potrebbe acquistare l’azienda. Adesso vogliamo risposte concrete. Ieri si sono riuniti circa 140 lavoratori con il legale della Cgil per presentare l’istanza di fallimento propedeutica all’incontro che si terrà al Mise”.
I lavoratori, da quattro mesi senza stipendio, hanno infatti, firmato la richiesta di istanza di fallimento dell’azienda di Maerbio. Ritengono “inaccettabile il silenzio delle committenti Enel, Inps Sky e Wind”.
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