Sulla piattaforma Rousseau del Movimento 5 stelle vince il “Si”. Il voto espresso dagli attivisti invita, dunque, i portavoce a confermare l’immunità e votare contro l’autorizzazione a procedere chiesta dal tribunale dei Ministri di Catania.
Nella complessa e piena di insidie e confusioni vicenda Diciotti votano in 52.417, il 59,05% degli utenti attivisti certificati e sono contro l’autorizzazione a procedere.
“Li ringrazio per la fiducia, ma non e’ che sono qui a stappare spumante o sarei depresso se avessero votato al contrario. Sarei stato disponibile ad affrontare anche qualsiasi altro voto, non ho problemi. Se uno ha la coscienza a posto come ce l’ho io non vive con l’ansia” commenta a caldo il vicepremier Matteo Salvini.
“Manderò un sms a Luigi Di Maio. Lo ringrazio per la correttezza, l’avrei ringraziato anche se il voto fosse stato diverso perchè lui si era espresso in maniera chiara”.
“In democrazia – ha aggiunto – il popolo è sovrano. I Cinquestelle sono stati sempre duri, ma per altri tipi di reati: di solito i parlamentari venivano processati per truffa, corruzione. Questo era un atto politico per il bene degli italiani, ne ero convinto io ed anche la maggioranza dei loro elettori”.
Ma le parole del leader leghista gettano nello scompiglio il movimento che già non era sereno. Il primo a precisare è il ministro della giustizia. “Leggo ora che Salvini ringrazia gli iscritti M5S per la fiducia. Per carità, ognuno può metterla come vuole ma è chiaro che non si votava per la fiducia ma sull’interesse pubblico di un’azione di governo, e hanno valutato che c’era. Se gli iscritti potessero dire la loro su questa dichiarazione, direbbero: “Salvini, ci unisce solo un contratto portato avanti da tutto il governo nell’interesse dei cittadini” dice Alfonso Bonafede intervenendo alla congiunta dei parlamentari del M5S.
Spegne sul nascere le polemiche l’altro Vice Premier Di Maio “Abbiamo fatto decidere i nostri iscritti, noi lo facciamo da anni. I nostri iscritti decidono e noi portiamo avanti quella linea. Se sul caso Diciotti fosse uscita l’altra linea avrei portato avanti quella perché in M5s lasciamo spazio alla democrazia. Se lo avessero fatto le altre forze politiche ora non starebbero all’opposizione”.
“Il governo va avanti, come tanti italiani ci chiedono. Ad aprile c’è da far partire il reddito di cittadinanza e ci sono da fare tante altre cose”.
Ma da Palermo arrivano le bordate dell’ex che non si rassegna e vuole fare la battaglia all’interno del movimento contro Di Maio targate Ugo Forello, ormai non più capogruppo in Consiglio Comunale. “This is the end” scrive Forello sul suo profilo Facebook, questa è la fine. “Il risultato delle consultazioni, che non si sarebbero neanche dovute fare considerato che nel nostro programma elettorale era previsto espressamente l’abrogazione di tutte le ‘prerogative parlamentari che oggi sottraggono deputati, senatori e ministri dall’applicazione della giustizia e alle regole che valgono per tutti i cittadini’ e quindi anche di quella prevista dall’art. 96 Cost. – rappresentano comunque un risultato sorprendente”.
Lo dice Ugo Forello, candidato sindaco a Palermo alle ultime comunali e consigliere del M5s anche se ormai dichiaratosi indipendente dopo essere stato sfiduciato dal gruppo e sostituito. “Infatti, oltre il 40% dei voti, nonostante la costruzione tendenziosa ed errata del quesito, nonostante l’indirizzo e le pressioni espresse dai vertici del Movimento, hanno difeso uno dei principi fondamentali per cui i 5 stelle sono nati – aggiunge Forello – Paola Nugnes, Elena Fattori, il presidente Roberto Fico, i sindaci Raggi, Appendino e Nogarin e tantissimi altri portavoce nazionali e locali rappresentano oggi la vera e genuina faccia dei 5 stelle”.
Per Forello “non è più il momento di restare in silenzio, ma bisogna fare sentire la propria voce; è necessario aprire un confronto schietto dentro il movimento perché la conduzione del capo politico e dei vertici ha portato ad una mutazione genetica che non è più accettabile”.
“Per questo continuerò a lottare dentro il Movimento 5 Stelle con tutti i portavoce, gli attivisti e gli elettori che sono e rimangono ancora fedeli al principio di uguaglianza fra cittadini e politici – conclude – al rispetto e tutela dei diritti fondamentali della persona e all’idea di una cultura e una società fondata sulla fiducia e sull’empatia piuttosto che sulla paura”.