“Un osservatorio sull’idrogeno e sulla realizzazione degli investimenti previsti dalla Hydrogen Valley”. Ne ha annunciato la costituzione l’assessore regionale all’Energia del governo regionale siciliano, Daniela Baglieri, questa sera a conclusione della prima giornata dei lavori de “Le energie della Sicilia”, la due giorni in corso al centro fieristico “Le Ciminiere” di Catania, organizzata nell’ambito delle “Giornate dell’Energia 2022”.
“L’osservatorio in Sicilia – ha detto la Baglieri chiudendo la tavola rotonda del pomeriggio – non avrà solo il compito di fare il punto sullo stato dell’arte, ma sarà anche propositivo attraverso le numerose idee e riflessioni emerse in questa giornata. Tutti insieme cercheremo di lavorare perché, da un punto di vista geopolitico, il Mediterraneo non sia solo un mare di guerra, ma anche di pace e innovazione”.
All’osservatorio parteciperanno tutti gli addetti ai lavori coinvolti nella filiera dell’idrogeno, dai produttori di energia rinnovabile ai docenti e accademici che si occupano di ricerca, oltre agli operatori dei trasporti. Domani, alla seconda e ultima giornata dell’evento, dedicata a “Una Sicilia più verde: transizione energetica e decarbonizzazione per lo sviluppo sostenibile”, interverrà per le conclusioni il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci.
Sasol e Sonatrach, i due colossi internazionali che hanno i loro stabilimenti ad Augusta, hanno costituito una Ati, associazione temporanea di imprese, per la realizzazione in Sicilia della cosiddetta Hydrogen Valley, un centro nazionale di alta tecnologia per l’idrogeno. L’idrogeno verde, prodotto con il procedimento di elettrolisi dell’acqua alimentato da energie rinnovabili, è considerato oggi un elemento essenziale nella transizione energetica che, come descritto in un recente studio redatto dal “Fuel Cells and Hydrogen Joint Undertaking”, può rappresentare fino al 24% della domanda europea di energia entro il 2050.
L’idrogeno può svolgere un duplice ruolo: a lungo termine, fino al 2050, può sostenere lo sforzo di decarbonizzazione insieme ad altre tecnologie a basse emissioni di carbonio, soprattutto nei settori ad elevata intensità energetica; nel breve termine, fino al 2030, può diventare gradualmente competitivo in applicazioni selezionate come chimica, mobilità e raffinazione del petrolio, consentendo lo sviluppo di un ecosistema europeo necessario per sfruttare appieno il suo potenziale nel lungo periodo.