Hanno organizzato il viaggio che dalla Libia ha portato in Italia 502 migranti sbarcati lo scorso 5 marzo al Porto di Catania. E hanno condotto un’imbarcazione in legno, con al traino un altro natante di piccole dimensioni – con il quale i due ‘trafficanti’ sarebbero dovuti tornare sulle coste libiche su cui viaggiavano altri 32 migranti siriani.
Le indagini della Squadra Mobile e dei finanzieri di Catania dopo l’arrivo della nave ‘Siem Pilot’ con a bordo i migranti ha portato al fermo di due ‘scafisti’ di nazionalità libica. Hanno 25 e 28 anni.
Secondo quanto raccontato dai testimoni agli investigatori e in particolare da un giovane cittadino siriano è stato possibile ricostruire il modus operandi delle organizzazioni libiche che si occupano del traffico di essere umani.
Il giovane siriano, residentein Libia da alcuni anni, ha riferito che, per conto di un gruppo di connazionali di Zwara aveva contattato una persona conosciuta come Wasim, indicata come “poliziotto libico”, per organizzare un “viaggio” con un’imbarcazione di dimensioni ridotte ma ritenuta “sicura”.
Con Wasim ed un altro libico indicato con il nome di Zoher, uno dei due ‘scafisti’ ha pattuito il pagamento della somma di 95.000,00 dinari libici – circa 63 mila euro per un importo pro capite di 3.300,00 dinari – consegnando a Wasim solo parte della somma, con l’impegno che la rimanente parte l’avrebbero lasciata ad un intermediario in Libia, che l’avrebbe consegnata ai trafficanti solo dopo una telefonata di conferma del loro arrivo in Italia.
In realtà, si sono accordati per versare la somma di 75.000,00 dinari libici, 40 mila da versare subito e 35 dopo l’arrivo in Italia, tanto che gli organizzatori hanno inserito nel “viaggio” anche migranti di altre nazionalità.
Trascorse un paio di settimane, alle prime ore del 2 marzo scorso, Wasim aveva condotto i migranti presso il porto di Sabratah. Sulla spiaggia di Sabratah, i due ‘scafisti’ collaborati da altri 4 libici, hanno fatto salire i migranti su un’imbarcazione in legno sulla quale ha preso posto anche uno dei trafficanti alla guida del natante. L’altro ‘scafista’ dopo avere preso posto su un natante più piccolo, al traino dell’imbarcazione con i migranti, è salito su quest’ultima mettendosi alla guida.
L’accordo degli ‘scafisti’ con i migranti era quello di condurli in alto mare e, poco prima dell’arrivo dei soccorsi, rientrare con il barchino verso le coste libiche.
Nel corso della traversata, l’imbarcazione su cui viaggiavano i migranti ha fatto registrare un’avaria al motore; a quel punto i due libici sono saliti a bordo del barchino promettendo di avvisare i soccorsi. Il giovane siriano, temendo che li avrebbero abbandonati con la barca che andava alla deriva, si è tuffato in mare ed è salito a bordo del barchino per cercare di raggiungere una nave dei soccorsi, mentre l’altro scafista è rimasto sull’imbarcazione con gli altri migranti.
L’avaria al motore del barchino ha impedito di andare a cercare soccorsi che, tuttavia, non hanno tardato ad arrivare essendo stati avvistati da un elicottero che aveva dava l’allarme raccolto dalla “Siem Pilot”.
Durante la permanenza a bordo della “Siem Pilot”, i due libici hanno raccomandato ai migranti di riferire agli investigatori di essere dei pescatori che avendoli visti in difficoltà si erano fermati per aiutarli.
Il loro tentativo di eludere i controlli, però, non è andato a buon fine grazie alle dichiarazioni, precise dei migranti, al report acquisito dalla nave della guardia costiera norvegese e ai filmati dai quali non è stato rilevato alcun elemento che potesse far ritenere trattarsi di un’imbarcazione di pescatori.