Una scultura in pietra lavica, realizzata dall’artista Luca Zuppelli, da oggi accoglie sull’Etna a 2000 metri di altitudine (Rifugio Sapienza) gli amanti della montagna e del vulcano Patrimonio dell’Umanitá.
É l’opera dedicata ad Angelo D’Arrigo, il campione di volo sportivo, in occasione delle celebrazioni per il decennale della sua scomparsa, avvenuta nel 2006 per un incidente di volo a Comiso. A D’Arrigo é stato anche intitolato il piazzale del Rifugio.
La manifestazione – organizzata dalla Fondazione a lui intitolata con la collaborazione del Parco dell’Etna, dell’Area Metropolitana di Catania, del Comune di Nicolosi, della Funivia dell’Etna, del Club Alpino Italiano, degli Aeroclub di Catania e di Comiso – ha riunito sull’Etna per un’intera giornata centinaia di persone giunte da varie parti della Sicilia e non solo.
Volo simbolico di alcune lanterne per avverse condizioni meteo. L’evento corale – programmato per oggi sull’Etna – e sulle altre montagne di Angelo (Everest e Aconcagua, teatro di alcune sue straordinarie imprese di volo) – a causa del vento e della neve nell’area dei Crateri Silvestri dove era stato pianificato é stato rimandato a maggio. Liberati alcuni gheppi e poiane curate dal Centro Recupero Rapaci di Messina.
“Angelo ci ha lasciato la capacità di sognare – ha detto Laura Mancuso, mogie di D’Arrigo e presidente della Fondaziione a lui intitolata – non era solo uno sportivo che “spingeva quotidianamente i propri limiti”, per citarlo. Ma anche un amante della natura e appassionato ecologista. Era anche la persona con cui andavamo a Pasquetta a raccogliere i rifiuti abbandonati tra i boschi dell’Etna. Da questo grande amore per ogni essere vivente è nato il suo impegno per la natura che ha permesso di salvare una specie in estinzione. Quelle gru siberiane che poi in sei mesi di migrazioni Angelo ha riportato in Siberia, girando mezzo mondo”.
Angelo d’Arrigo, nato a Catania nel 1961 e vissuto a Parigi fino al 1984, ha da sempre perseguito il sogno di volare come gli uccelli, ed insieme a loro.
Divenuto campione mondiale di volo, ha abbandonato gare e cronometri per dedicarsi allo sviluppo del volo libero e ha concepito e realizzato imprese, che si pongono ben al di là del semplice evento sportivo.
Ha studiato per anni il volo dei grandi rapaci, ai quali si è affiancato in incredibili migrazioni nei cieli del pianeta. Ha sorvolato il mare e i deserti, è salito a oltre 9.000 m. in volo libero, fino a superare le vette dell’Everest e dell’Aconcagua.
Con il Russian Research Institute for Nature and Protection di Mosca, ha condotto un grande esperimento per la comunità scientifica internazionale: la reintroduzione di una specie di uccelli migratori in via di estinzione, le gru siberiane, guidando lo stormo, con il supporto di uno staff di biologi russi e americani, per 5.300 chilometri.
Ma forse la più grande intuizione di Angelo è legata alla realizzazione della “Piuma” di Leonardo da Vinci. Dopo attenti studi sul Codice di Madrid, realizza e fa volare una Piuma leggerissima – identica nella struttura a quella del grande Leonardo. Il Cinquecento conosceva solo la solidità di legno, cuoio e tela: Angelo d’Arrigo dimostra, utilizzando i materiali leggeri del terzo millennio, l’esattezza delle progettazioni aerodinamiche di Leonardo.
Con Leonardo, Angelo condivide un approccio intuitivo e l’instancabile desiderio di spostare ogni giorno più in là le frontiere dell’uomo.
Alla sua morte (avvenuta nel corso di una manifestazione a Comiso, il 26 marzo 2006, in seguito a un incidente al piccolo aereo, su cui egli viaggiava da passeggero ed ospite d’onore) un senso di sgomento ha pervaso tutti coloro che nel mondo lo ammiravano e lo seguivano nelle sue esultanti conquiste.
La Fondazione Angelo d’Arrigo, costituitasi dopo la sua scomparsa, ha significato rimettersi sulla rotta delle tante strade da lui tracciate: il desiderio di volare, la realizzazione di sogni impossibili, la metamorfosi, la ricerca di un rapporto con la natura e con gli animali, l’osservazione diretta dei fenomeni, le scoperte e le applicazioni pratiche, lo sport, le tecnologie più avanzate, la scienza e la poesia, l’amicizia e lo spirito di solidarietà.
Quanti lo hanno conosciuto, inoltre, ne ricordano una dote particolarissima: era un grande maestro, perché riusciva a guidare gli altri alla scoperta delle risorse riposte nell’intimo di ciascuno, senza imposizioni, senza forzature.
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