Avrebbero creato dei “serbatoi di manodopera” funzionali alle esigenze gestionali del “sistema”, il cui core business si sarebbe limitato esclusivamente a consentire il distacco dei lavoratori a scopo di lucro nei confronti di 439 società, con dipendenti, formalmente licenziati e che veniva assunti da quelle a capo della rete, che avrebbero in continuato a svolgere le proprie mansioni col proprio datore di lavoro, permettendo ingenti risparmi fiscali. I militari delle fiamme gialle hanno eseguito due ordinanze cautelari nei confronti di 16 persone a Catania, Siracusa, Ragusa, Enna, Palermo, Milano, Brescia, Roma e Pesaro e sequestrato quote societarie, disponibilità finanziarie e beni per 29 milioni di euro.

33 indagati e 37 società coinvolte

E’ l’articolato sistema di frode, sarebbe risultato alimentato dalla creazione di ben 14 reti di impresa, di cui avrebbero fatto parte 37 società con funzione di “distaccanti”, operanti in quasi tutte le regioni italiane, scoperto della Guardia di finanza di Catania con l’operazione ‘Alto livello’. Militari delle Fiamme gialle del comando provinciale, con la collaborazione dello Scico, hanno eseguito due ordinanza cautelari: cinque persone sono state condotte in carcere, altre sette poste agli arresti domiciliari e per quattro è stato disposto l’obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria. Il gip ha disposto anche il sequestro delle quote di 37 società, di disponibilità finanziarie, di beni mobili e immobili riconducibili agli indagati per un valore complessivo di circa 29 milioni di euro. Gli indagati nell’inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore Fabio Regolo, sono 33.

Gli arrestati

Tra i destinatari del provvedimento cautelare in carcere c’è Carmelo Salvatore Di Salvo, di 53 anni, di Canicattì, ritenuto, al vertice del sodalizio criminale, che si sarebbe avvalso di due studi di consulenza etnei, uno legale ed uno amministrativo, per la gestione delle reti d’impresa. Secondo l’accusa con il meccanismo attuato in cinque anni il fatturato delle società da lui gestite avrebbe raggiunto oltre 61 milioni di euro, a fronte del quale non sarebbero state versate le imposte e i contributi dovuti per circa 25 milioni di euro. L’accusa di essere la promotrice e organizzatrice del sistema è contestata a Mariuccia Copia, 35 anni, titolare dell’omino studio legale. Anche lei è tra gli arrestati in carcere con Gaetano Vacirca, 67 anni, responsabile delle rete commerciale.

Rolex e lingotti d’oro

Per il riciclaggio dei proventi illeciti sarebbero, inoltre, emerse due peculiari figure prive di capacità reddituale (nomi omessi in base ad una diffida di uno degli interessati che ha prodotto un casellario giudiziario a risultato nulla). Dalle indagini della Guardia di finanza è emersa anche una vorticosa movimentazione di denaro contante, che rappresenterebbe il profitto dei reati contestati, utilizzata per assicurarsi un tenore di vita molto elevato e per l’acquisto, in diverse occasioni, di beni di lusso o beni rifugio come Rolex, monete e lingotti d’oro, per circa 270 mila euro.

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