È stato restituito ai familiari il corpo di Antonino ‘Tony’ Sciuto, il 38enne che si è suicidato, impiccandosi, dopo avere ucciso con sette colpi di pistola alla testa la sua ex fidanzata, Vanessa Zappalà, di 28 anni, mentre era a passeggio con amici sul lungomare di Acitrezza, frazione marinara di Aci Castello (CT). Il ‘nulla osta’ è stato concesso dalla Procura distrettuale di Catania dopo che il medico legale ha concluso l’ispezione cadaverica ed eseguito un tampone sull’uomo alla ricerca di presenze di polvere da sparo sul corpo, e in particolare sulle mani. I magistrati titolari dell’inchiesta hanno invece confermato l’autopsia su Vanessa.
I carabinieri del comando provinciale di Catania stanno continuando le indagini per trovare l’arma del delitto, una pistola calibro 7,65, e capire come Sciuto ne sia entrato in possesso. Si cerca anche di capire come sapesse degli spostamenti di Vanessa: un chiarimento potrebbe venire dall’esame del cellulare della vittima. Sciuto per anni ha lavorato in un’impresa che si occupava di telefonia e potrebbe avere utilizzato la sua esperienza per sapere sempre dove la sua ex si trovasse. Oppure, più semplicemente, la pedinava costantemente.
“Tranquilla, non mi fa niente, è soltanto geloso…”. Così Vanessa Zappalà, 26 anni, rassicurava una sua amica preoccupata per i comportamenti del suo ex fidanzato, Antonino ‘Tony’ Sciuto, 38 anni, che non le dava pace dopo che lei aveva troncato la loro relazione. Ma era un presentimento sbagliato quello dell’ennesima vittima di femminicidio in Italia. Lui, venditore di auto a San Giovanni La Punta, la notte scorsa, intorno alle 3, l’ha uccisa, sparandole sette colpi di pistola cal. 7,65 alla testa, ad Acitrezza, frazione marinara di Aci Castello e zona molto frequentata della Movida estiva catanese. Quando lei, con quattro suoi amici, lo ha visto arrivare in auto ha tentato di fuggire, ma lui l’ha raggiunta assassinandola. E’ morta sul colpo, una sua amica è rimasta ferita di striscio. Sotto shock, i suoi amici hanno chiamato il 112 e ai carabinieri hanno ricostruito subito la dinamica della tragedia puntando il dito contro Sciuto, che si è reso irreperibile. La ‘caccia all’uomo’ è scattata subito: allertati aeroporti e porti e tutte le possibili vie di fuga.
Per favorire la sua cattura la Procura di Catania ha reso nota l’identità del ricercato per omicidio e diffuso anche due sue foto. Ma Sciuto, che era separato e con due figli minorenni, è stato trovato morto nel pomeriggio: si è suicidato impiccandosi in un casolare, di proprietà di un suo familiare, nelle campagne di contrada Trigona a Trecastagni, il paese dove viveva la vittima. Sulla parete ha lasciato la scritta di scuse “vi voglio bene” rivolta ai genitori e ai suoi figli, ma nessun accenno a Vanessa.
A trovare il corpo sono stati i carabinieri che avevano scoperto la Fiat 500 utilizzata per commettere l’omicidio. La vettura era stata presa a noleggio e all’interno sono stati trovati altri 28 proiettili pronti per l’uso Per i vicini di di casa della 26enne, che lavorava in un panificio, quella della notte scorsa è stata “una tragedia annunciata”. Lui la “molestava, l’aspettava per ore davanti casa, la insultava”, racconta tra le lacrime una vicina.
“Non mi può pace quante volte ti mandavo messaggi – scrive su Fb una sua amica – ‘stai attenta Vane…’, ‘Vane ho paura….’ E tu ‘Tranquilla non mi fa niente è solo geloso…’ . Un altra attacca, insultando, l’ex fidanzato “bastardo maledetto hai tolto la vita a una ragazzina…”. “Era convito di essere un ‘padre padrone'” accusa il papà di Vanessa, Carmelo Zappalà, che ricostruisce la dinamica dell’omicidio: “lei ha cercato di scappare, ma lui ha presa per i capelli e le ha sparato”. “Stava sempre davanti casa nostra”, ricorda il padre.
Una continua escalation che l’8 giugno scorso ha portato all’arresto dell’uomo in flagranza di reato per stalking e maltrattamenti in famiglia da parte dei carabinieri intervenuti dopo la denuncia della vittima. “In linea con la Procura di Catania – ricostruisce il colonello Piercarmine Sica, comandante del Reparto operativo del comando provinciale di Catania – era stato posto ai domiciliari ed è stato scarcerato dal Gip che aveva disposto nei suoi confronti la misura cautelare del divieto di avvicinamento”.
Un provvedimento che si è rivelato inefficace a fermarlo, scatenando le polemiche sui social dove c’è anche chi evoca “l’ergastolo per i molestatori di donne” e chi si interroga: “allora a che serva denunciare?”.
La ministra per il Sud, Mara Carfagna, segnala che “il pericolo di reiterazione del reato è, nei nostri codici, uno dei motivi che giustificano l’arresto anche in attesa di giudizio: sia applicato – aggiunge – ovunque una donna segnala un concreto rischio, ovunque ci siano precedenti che fanno temere per la sua incolumità”.
Simona Suriano, deputata del gruppo Misto, chiede “misure più stringenti, pene certe e sorveglianza speciale per chi si macchia di reati contro le donne”. Per la senatrice di Fi e componente della commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, Urania Papatheu, “è disgustoso vedere ancora morire donne nel silenzio, con la complicità delle istituzioni, siamo tutti colpevoli, i numeri ci indicano che il sistema Paese ha fallito”.
Eugenio Saitta, capogruppo M5s in commissione Giustizia, ricorda che “tra le misure approvate con il codice rosso vi è anche la possibilità di ricorrere al braccialetto elettronico”. Roberto Calderoli della Lega parla di donne “italiane uccise dai ‘nostri Talebani’, dai nostri fanatici assassini”, aggiungendo che ” chi mette in pericolo la vita di una donna deve andare in galera e restarci finché è pericoloso”.