Una nuova bocca craterica si è aperta sull’Etna in attività ormai da qualche giorno
E’ scarsamente alimentata la colata che emerge dalla bocca effusiva apertasi ieri alla base della parete settentrionale della desertica Valle del Bove, in zona Serracozzo, sull’Etna. Il flusso lavico si è espanso di poche decine di metri.
E’ quanto emerge da un sopralluogo sul posto degli esperti dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, Osservatorio etneo, di Catania, che hanno accertato che la bocca si trova a circa 1.900-1.950 metri, una quota più in alto a quella precedentemente stimata.
Continua invece invariata l’attività effusiva dalle bocche apertesi il 29 maggio, tra 2.900 e 2.700 metri, con i fronti lavici attivi che hanno raggiunto una quota di 2.000 metri circa. Dal punto di vista sismico non si registrano variazioni significative. Le stazioni delle reti clinometrica e Gnss non mostrano deformazioni del suolo significative.
L’ampiezza media del tremore vulcanico, dalla tarda serata di ieri, ha fatto registrare una fase di graduale decremento che ha portato tale parametro da valori alti a medio-alti. Le sorgenti del tremore sono localizzate nell’area del cratere di Sud-Est ad una quota di circa 2.900 metri sopra il livello del mare.
L’emissione di cenere presente dal 1 giugno dal cratere di Sud-Est dell’Etna aveva provocato dei ritardi all’aeroporto di Catania nei voli in arrivo e partenza il 2 giugno.
I rallentamenti erano stati legati a motivi prudenziali e in particolare alla limitazione di decolli e atterraggi, che cambiano al variare dell’emissione di cenere vulcanica, per la chiusura di uno spazio aereo dopo il bollettino per il volo (Vona) di colore rosso, il massimo livello di allerta, emesso ieri dall’Ingv.