Nuova accelerazione per il potenziamento della rete ospedaliera siciliana da parte della Struttura commissariale guidata dal presidente della Regione Nello Musumeci. Sono stati stipulati infatti dagli uffici diretti da Tuccio D’Urso tre nuovi contratti per altrettante opere sul territorio dell’Isola. Gli interventi saranno realizzati a Caltagirone, Enna e Palermo.
Al “Gravina” di Caltagirone 16 nuovi posti letto
In particolare, a Caltagirone, in provincia di Catania, all’ospedale Gravina verranno realizzati 16 posti letto di terapia sub intensiva, di cui otto predisposti per essere trasformati, all’occorrenza, in intensiva. Prevista, inoltre, la totale ristrutturazione del Pronto soccorso, con la separazione del percorso dei portatori di malattie trasmissibili dagli altri ricoverati.
Ad Enna un centro di recupero per chi è guarito dal covid19
Al Ciss di Enna si completeranno, invece, gli interventi di trasformazione di quel complesso in un Centro di recupero per i post-covizzati: otto posti di terapia sub intensiva, necessari a potere assistere i pazienti più gravi.
A Palermo si completa il pronto soccorso del Civico
Il terzo contratto è relativo al completamento del Pronto soccorso dell’ospedale Civico di Palermo, dove è in fase di ultimazione il primo lotto. I lavori consistono in un nuovo complesso radiologico dedicato ai portatori di patologie trasmissibili e in uno spogliatoio del personale medico e infermieristico, affinché i cambi d’abito avvengano in assoluta sicurezza.
L’sos lanciato dall’Ordine dei medici di Palermo
Appena qualche mese fa era stato dell’Ordine dei medici di Palermo a lanciare l’allarme su una insufficienze rete infrastrutturale e di risorse umane per la sanità siciliana. Lo aveva fatto invocando il ricorso ai fondi del Recovery plan per tentare di migliorare la rete ospedaliera. Secondo il presidente dei medici di Palermo, Toti Amato, gli effetti nefasti della pandemia da covid19 hanno reso visibile la gravissima crisi della sanità pubblica e privata. Insufficienza di personale medico e sanitari, scarsità di posti letto e terapie intensive, inadeguatezza edilizia e strumentale, caos organizzativo e rallentamento del piano vaccinale hanno prodotto un’ecatombe di vite tra medici e operatori sanitari.
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