Una vita trascorsa viaggiando, tra Iran e Stati Uniti, il lavoro per il ministero degli Esteri.
Ad, Asiago, in provincia di Vicenza, tutti conoscevano “la diplomatica”, Maria Basso, morta il 16 dicembre nel capoluogo etneo dopo un breve ricovero in una casa di riposo per anziani, dove l’avevano portata alcuni lontani cugini siciliani.
Una fine, quella della donna, misteriosa, e sulla quale adesso bisognerà far luce con l’autopsia disposta dalla sostituta procuratrice di Vicenza Claudia Brunino, d’intesa con la procura etnea.
La vicenda viene raccontata da Repubblica Palermo.
E’ un vero e proprio giallo quello che si è consumato tra Vicenza e Catania.
Maria Basso, vicentina di Asiago, non aveva eredi diretti. Era figlia di un diplomatico e aveva girato il mondo con i genitori. Dopo la pensione aveva deciso di ritirarsi nella casa di famiglia ad Asiago. Morti i genitori era rimasta sola, circondata dall’affetto dei suoi concittadini che la conoscevano bene.
Da qualche anno la donna viveva presso la casa di riposo “ Giovanna Bonomo”, accudita dall’amica di una vita Clelia Vescovi, che ne aveva anche la procura speciale. Il suo patrimonio, che ammonta almeno a mezzo milione di euro, aveva deciso di destinarlo ad enti benefici e opere caritative.
E’ quanto si evince dal suo testamento, redatto 15 anni fa davanti al notaio Giuseppe Muraro di Asiago.
Ad agosto Maria Basso aveva compiuto 80 anni, decidendo di fare una grande festa con tutti i suoi parenti, quelli più vicini ma anche quelli più lontani, compresi i cugini di secondo grado da parte di madre che vivono a Catania.
Ma Maria non stava bene: tanto che gli inviti per la festa erano stati scritti dall’amica Clelia.
Il 4 settembre c’era stata la festa alla quale avevano partecipato tutti, anche i cugini catanesi che sino a quel momento nessuno aveva mai visto o conosciuto e che per la prima volta avevano incontrano Maria.
Nelle settimane e nei mesi successivi i parenti siciliani erano andati a trovare Maria più volte.
Avrebbero fatto in modo che la donna revocasse la procure speciale all’amica Clelia per trasferirla alla cugina siciliana. Una mossa che, unita ad alcune operazioni bancarie sospette (c’è un esposto dell’Unicredit), porta il notaio Muraro ad avviare la procedura per la nomina di un amministratore di sostegno, deciso dal giudice. Procedura che non si concluderà mai per la morte della donna.
L’1 dicembre la vicenda assume contorni inquietanti: Maria Basso era uscita dalla casa di riposo di Asiago e non aveva fatto più ritorno, lasciando tutti i suoi effetti personali, compresi abiti e farmaci da assumere. Era andata a pranzo con i cugini di Catania. I responsabili dell’Rsa avevano chiamato più volte al telefono la cugina che ha la procura speciale, che aveva spiegato che la donna aveva deciso di dormire fuori.
Il giorno dopo, la verità: alla Rsa arriva una mail dai cugini catanesi: “La zia è in una Rsa di Catania, vicino a casa nostra, la accudiamo noi, ha tutte le cure di cui ha bisogno”.
I parenti veneti non ci stanno. Non credono che Maria avrebbe voluto lasciare la Rsa in quel modo precipitoso.
E così, assistiti dall’avvocato Roberto Rigoni Stern, presentano una denuncia per circonvenzione di incapace.
Inoltre ci sarebbe un altro mistero: si dice che l’anziana, arrivata in Sicilia, avrebbe redatto un secondo testamento presso lo studio di un notaio catanese.
La procura di Vicenza, dopo la denuncia dei parenti veneti, apre un fascicolo, i carabinieri indagano, raccolgono prove e testimonianze. Cercano di verificare l’esistenza del secondo testamento.
Il 16 dicembre arriva la telefonata da Catania: Maria Basso è morta, non si sa perché. Sarà l’autopsia, come detto, ad accertare le cause della morte.
L’unica cosa certa è che l’anziana è deceduta due settimane dopo il suo arrivo in Sicilia per cause ancora da accertare.