Prova a corrompere un funzionario della prefettura di Catania per ottenere una strada privilegiata per la pratica di un extracomunitario. Alla fine però lo stesso impiegato dell’ufficio governativo ha denunciato tutto alla Procura ed è scattata una misura cautelare. A finire nei guai una donna di 60 anni, collaboratrice di uno studio legale a Catania. Per lei obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria con l’accusa di istigazione alla corruzione propria.
La ricostruzione dell’episodio
A notificare il provvedimento la squadra mobile che ha portato avanti l’indagine in seguito a quanto raccontato dal funzionario prefettizio. Secondo la ricostruzione dei fatti l’indagata R.S.G. avrebbe avvicinato il funzionario della prefettura. Gli avrebbe offerto una somma di denaro per ottenere con la massima velocità il nulla osta per una pratica relativa ad uno straniero residente nel territorio etneo. In realtà per quella pratica già c’era stato un diniego da parte dello sportello unico immigrazione della questura. Rivolgendosi al funzionario la 60enne sperava in qualche favore in cambio di una mazzetta.
Cosa era stato offerto
La donna avrebbe uscito fuori alcune banconote per una somma di circa 50 euro per provare a corrompere il funzionario. Di fronte al diniego dell’impiegato della prefettura la 60enne avrebbe provato a giustificarsi. Sostenendo che era una cifra per l’acquisto di caffè per tutti gli impiegati dell’ufficio.
Il processo e la condanna
Nel maggio scorso, a proposito di corruzione, si è concluso con tre condanne e dieci assoluzioni il processo nato da una inchiesta del 2014. Al centro un giro di tangenti incassate da pubblici ufficiali in cambio di omesse denunce di abusi edilizi. I giudici della terza sezione del tribunale di Palermo hanno condannato Antonino Chiazzese e Antonio Polizzi a 4 anni di carcere ciascuno, e Antonio Sacco a 4 anni e 6 mesi. I tre imputati sono anche stati dichiarati interdetti dai pubblici uffici per 5 anni.
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