Il decreto Rilancio lascia l’amaro in bocca ed un senso di abbandono in diverse categorie economiche e produttive, ma anche gli enti locali sono soddisfatti a metà dalle nuove misure.
“Uno sforzo finanziario quello dell’ultimo DPCM che dà una risposta ancora parziale all’esigenza di fissare regole certe settore per settore e consentire liquidità per famiglie ed imprese. Sono ancora insufficienti le risorse che, in mancanza di integrazione oltre i previsti 3,5 miliardi, mettono comuni ed ex province nella condizione di non poter approvare i bilanci né di garantire servizi essenziali”.
Lo ha detto Leoluca Orlando, presidente di ANCI Sicilia, a conclusione di un incontro che, svoltosi questa mattina, ha visto la partecipazione di tutti i capigruppo di maggioranza e minoranza della Camera dei Deputati, delegazione Anci e Sindaci metropolitani.
Dopo avere condiviso con altri sindaci il pericolo che si possano nuovamente registrare picchi di contagio con devastanti effetti sulla vita salute ed economia del Paese, il presidente Orlando ha spiegato: “Ciò che appare del tutto incomprensibile è continuare ad applicare agli enti locali limiti di spesa di risorse in atto disponibili presso le casse degli stessi (limiti di anticipazioni e di utilizzo di avanzo di amministrazione e di fondo crediti di dubbia esigibilità) in applicazione di leggi italiane approvate in ossequio al patto di stabilità europeo che la Unione Europea ha SOSPESO e l’Italia assurdamente CONTINUA ad imporre con una legislazione fuori tempo e fuori da ogni rispetto per l’emergenza. Si tratta di una posizione sterile e dannosa che non comporterebbe alcun esborso di risorse statali!”
“Da ultimo e non per ultimo – conclude Orlando – si torna a chiedere il rifinanziamento della Ordinanza di Protezione civile del 29 marzo a favore di fasce più deboli e nuovi poveri che è stato con grande celerità applicata dai Comuni e che adesso appare necessario rifinanziare in attesa che diventi concreto il reddito di emergenza! Il disagio rischia di trasformarsi in rabbia sociale e i sindaci hanno il dovere di rappresentare i rischi per la tenuta delle nostre città a partire dai più deboli ! Se non arrivano le istituzioni gli “stregoni” della speculazione, delle mafie e degli usurai sono pronti a prenderne il posto”.
Sulla stessa lunghezza d’onda l’allarme lanciato dal sindaco di Catania Salvo Pogliese: “Le misure dell’ultimo D.L. sono inadeguate per sostenere la risalita dei Comuni particolarmente quelli metropolitani, chiamati a rispondere di tante questioni ma sguarniti di risorse sufficienti per fronteggiare le emergenze del Covid. Tanto più per quelli in Dissesto come Catania e dunque maggiormente bisognosi di sostegno finanziario e chiarezza normativa nell’interesse dei cittadini che legittimamente chiedono risposte urgenti alle necessita di una ripresa che sia in grado di garantire interventi aiuti efficaci e concreti”.
“Ho posto la necessità di un intervento normativo -ha detto Pogliese – che permetta agli Enti Locali in Dissesto finanziario di poter aderire alle misure straordinarie attivate, come la sospensione delle quote di capitale delle rate dei mutui che ci permetta di liberare liquidità a vantaggio dei cittadini, delle famiglie e delle imprese. Il comune di Catania -come è noto- ha già deliberato l’ipotesi di bilancio stabilmente riequilibrato e lo stesso è in corso di istruttoria al Ministero dell’Interno, momentaneamente sospesa causa Covid-19; ma purtroppo norme tra loro contraddittorie non chiariscono se è possibile avvalersi sia delle misure straordinarie per la rinegoziazione mutui sia di quelle per la sospensione delle quote di capitale delle rate dei mutui. E’ assolutamente necessario un intervento chiarificatore che lo permetta, anche perché i benefici di queste misure allevierebbero l’esposizione debitoria, cosa certamente più importante per gli enti in dissesto e ovviamente più bisognosi di sostegni per offrire i servizi ai cittadini, alleggerendo i pesanti vincoli a cui sono soggetti. E’ ingiusto e sbagliato che gli enti in dissesto vengano penalizzati due volte: primo per gli insufficienti interventi proposti per i Comuni e poi perché si trovano in stato di bisogno e dunque scartati da interventi di sostegno che invece valgono per gli altri enti. Così non può funzionare, perché a pagare il prezzo maggiore sarebbero gli ignari cittadini catanesi e delle altre realtà dei comuni dissestati. Devo dire che a questa nostra segnalazione, ho trovato convinto riscontro e sostegno sia dai capigruppo dei parlamentari nazionali e sia dal presidente dell’Anci nazionale e sindaco di Bari Antonio De Caro, dal coordinatore dei primi cittadini metropolitani Dario Nardella e dal presidente dell’Anci Sicilia e sindaco di Palermo Leoluca Orlando. Rimango fiducioso che in sede di conversione del DL e in altra modalità amministrativa, ci possano essere i chiarimenti dovuti che consentano di rimediare a tale gravi incongruenze nell’interesse dei cittadini e del Comune di Catania e tutti gli altri enti locali in dissesto”.
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