Comincia oggi in Consiglio comunale il dibattito relativo al nuovo piano di riequilibrio redatto dall’amministrazione comunale, un documento fondamentale che determinerà il futuro di Catania alla luce della grave situazione economica in cui si trova il capoluogo etneo.
L’atto ha passato già il visto del collegio dei revisori dei conti i quali hanno concesso parere favorevole pur facendo rilevare alcune perplessità come le “mancanti attività di comparazione con ciascuna delle azioni indicate nel precedente piano, nonché di idonee clausole di salvaguardia e/o misure correttive che possano porre in equilibrio il piano stesso”.
I revisori hanno così invitato “gli organi dell’Ente a predisporre idonea tabella di comparazione al fine di poter agevolare il riscontro di tutte le misure e azioni del piano, indipendentemente dalle variazioni o meno effettuate, e di considerare l’introduzione al piano di idonee clausole di salvaguardia e/o misure correttive”.
La delibera si affaccia in Consiglio accompagnata da un nugolo di polemiche piovute da varie anime dalla città: critica Catania Bene Comune, i Cinque stelle ma anche il vicepresidente vicario Sebastiano Arcidiacono e Fdi-An. Proprio da destra arriva un’altra bordata.
Stamani il movimento #diventeràbellissima, attraverso Ruggero Razza, ha recapitato a Palazzo degli Elefanti un documento in cui elenca le proprie perplessità (quasi tutte condivise da quanti hanno criticato il nuovo piano).
In una nota indirizzata al sindaco, al presidente del Consiglio, al Ragioniere generale, al dg dell’Ente ed ai consiglieri, #Db segnala che “il Piano riformulato presentato da codesta Amministrazione comunale – atto dovuto ai sensi della citata normativa – presenta evidenti contraddittorietà sotto il profilo sostanziale, in quanto sembra determinare in modo surrettizio e non reale la previsione di alcune significative entrate”.
Razza, palesando dubbi sul parere dei revisori, fa anche l’esempio del piano di alienazioni che il Consiglio comunale dovrà esaminare.
Parlando nello specifico della cessione della rete del gas l’esponente di #Db afferma che “il valore della rete, al massimo, anche ipotizzando che il metodo di stima adottato sia corretto, dovrebbe prevedere una riduzione pari ai costi necessari per adempiere alle indicate prescrizioni; appaiono, quindi, sovrastimati i 60 milioni imputati nel piano approvato dalla giunta”.
Poi c’è il caso di Palazzo Bernini recentemente venduto dal Comune per circa due milioni di euro ma “per il quale è indicato un costo di dismissione pari a circa sette milioni di euro”.
Il movimento che fa capo a Nello Musumeci rileva ‘assoluta preoccupazione’ e specifica “non soltanto perché l’inattendibilità del Piano, per le palesi sue contraddizioni, appare in violazione di legge, con gravissimo danno economico per l’Ente, ma anche in quanto si tratta di un atto il cui contenuto, per gli aspetti indicati, appare come la falsa rappresentazione di una realtà destinata a non potersi verificare, con la conseguenza che la sua eventuale approvazione comporterebbe la consapevole adozione di un atto che non potrà mai essere attuato e, quindi, può essere intesa come il tentativo di ritardare l’unico atto dovuto a fronte delle attuali condizioni economiche dell’Ente: la dichiarazione del suo dissesto”.
La delibera dopo la discussione in Consiglio, passera al vaglio del Ministero degli Interni e della Corte dei Conti: solo dopo questi passaggi il nuovo piano potrà entrare in vigore.
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