Un anno fa di questi tempi scrivevamo dei disagi causati dalla chiusura della discarica di Siculiana e dell’incredibile emergenza rifiuti che paralizzò larga parte della regione.
Oggi siamo al paradosso perché in questi mesi i sindaci, grazie anche al pressing dell’Ufficio speciale per la Raccolta differenziata, hanno incrementato sensibilmente i volumi, ma adesso devono (cioè dobbiamo noi cittadini) fare i conti con gli impianti per trattare l’organico. Quella che si profila, infatti, è una vera e nuova emergenza legata alla carenza di strutture in grado di lavorare l’umido.
A lanciare l’allarme, ieri, è stato il sindaco di Aci Castello, Filippo Drago, “rimasto allibito dopo aver ricevuto la notizia che, da domani (oggi per chi legge ndr), gli impianti dell’area etnea che fino ad oggi hanno accolto la frazione organica della raccolta differenziata dei nostri comuni, saranno chiusi per esaurimento degli spazi disponibili”.
In pratica mentre la cosiddetta frazione secca (cioè plastica, vetro, alluminio, legno, etc.) continuerà ad essere conferita nelle piattaforme di selezione, l’organico finirà in discarica con buona pace di chi, e fortunatamente sono sempre di più, in questi mesi ha seguito alla lettera le direttive dei propri sindaci.
“In questo modo – continua Drago – tutti i nostri sforzi per raggiungere le più alte percentuali di raccolta differenziata possibili saranno vanificati in un sol colpo, essendo che la discarica dovrà necessariamente associare l’organico all’indifferenziato”.
Il sindaco di Aci Castello annuncia la costituzione di un gruppo di lavoro di legali ed esperti per avviare ogni azione possibile a tutela dei cittadini che saranno indubbiamente danneggiati da questo improvviso stop sull’ abbancamento dell’organico, mentre a Palermo si sta lavorando ad una soluzione.
Eppure, già tempo fa, il direttore dell’Ufficio Speciale per la differenziata, Salvo Cocina aveva sollevato il problema degli impianti di compostaggio, certo della buona riuscita della campagna di indottrinamento che ha fatto soprattutto sui sindaci e delle diffide che ha mandato recentemente a quegli amministratori che non hanno messo in riga il loro territorio.
Ed effettivamente i risultati sono arrivati: “I sindaci sono stati bravi – dice – ma riconosco che siamo al paradosso visto che dopo avere raggiunto livelli significativi di differenziata, oggi si presenta il problema della mancanza degli impianti”.
Va detto che l’unica struttura che continuerà a recepire e trattare l’umido sarà “Kalat ambiente” che dovrà però servire i comuni di competenza, per gli altri invece occorrerà una soluzione.
Certo, agli impianti avrebbero dovuto provvedere gli Ato divenuti Srr, ma un ruolo strategico spetta comunque alla Regione che ha piena conoscenza di quanto sta accadendo. Il tema, infatti, è stato già sottoposto all’attenzione sia del presidente Rosario Crocetta che dell’assessore Vania Contraffatto e martedì prossimo è previsto un incontro dal quale dovrebbero emergere le linee del piano per scongiurare disagi.
Intanto proprio Salvo Cocina è stato incaricato di effettuare una ricognizione degli impianti di compostaggio: “Fra le anomalie che stiamo riscontrando – anticipa il direttore dell’Ufficio Speciale – ci sono ad esempio diversi impianti autorizzati e non realizzati, mentre puntiamo alla riattivazione delle strutture di Dittaino, Castelvetrano e Vittoria che al momento non sono operative”.
Le tragiche ‘cartoline’ di un anno fa con i cumuli di spazzatura accatastati in molte zone della Sicilia sono scongiurate, ma lo step successivo – che diventa la sfida – è proprio una rete capillare di impianti di compostaggio e/o digestione anaerobica piccoli e decentrati. Altrimenti l’emergenza rifiuti sarà nuovamente dietro l’angolo.
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