A 48 ore dall’incontro che doveva essere risolutivo per la scelta del candidato sindaco di Catania scoppia il caso dentro la coalizione. A far esplodere le tensioni note ma fino ad ora tenute sotto traccia è il commissario della Lega in Sicilia Annalisa Tardino per la quale gli alleati di Fratelli d’Italia si dimostrano sleali.
L’attacco della Tardino
“Ho letto di presunti veti e narrative che non corrispondono al vero, quindi preciso che non c’è alcun veto della Lega Salvini Premier nei confronti dell’ex assessore regionale Ruggero Razza. Gli amici di FDI, invece di continuare ad agire scompostamente nei territori, non rispettando gli impegni assunti nel tavolo del centrodestra, come a Licata, unico comune proporzionale nell’agrigentino, dovrebbero risolvere i loro problemi interni, senza attribuire ad altri responsabilità per essere frastagliati in anime e correnti”.
Accuse dirette di slealtà
Accuse dirette di slealtà, dunque, anche se più che all’intera formazione di Fratelli d’Italia la Tardino sembra parlare all’area Musumeci. “Piuttosto si impegnino a proporre alla coalizione un nome valido, all’altezza di quello di Valeria Sudano, già consigliere comunale, deputata Ars, senatrice ed ora deputata alla camera” continua la Tardino.
Rispettare Catania, Parisi nome debole
“Nel rispetto di una città del sud importante come Catania, ci siamo impegnati a proporre la migliore candidatura, anche sacrificando dirigenti storici della Lega, come Fabio Cantarella, che ha ricoperto lo stesso incarico di Sergio Parisi, il cui nome sembra circolare da giorni e che i catanesi ritengono debole”.
La Lega non siederà al tavolo di mercoledì
“Senza una valida soluzione su Catania e stante il mancato rispetto delle intese già prese ad opera di altri, mercoledì la Lega non sarà presente al tavolo del centrodestra. Unità e responsabilità devono appartenere a tutti”.
Il fragile accordo negli altri capoluoghi al voto
Un guaio in più dopo che era apparso divisivo anche l’accordo sugli altri tre capoluoghi di provincia. Dal documento ufficiale della coalizione vengono confermati ufficialmente i candidati sui quali l’accordo già c’era venerdì 20 marzo ma dei quali non erano stati fatti i nomi ovvero un candidato di Fratelli d’Italia a Trapani, l’avvocato Maurizio Miceli, Di Fratelli d’Italia anche il candidato di Ragusa. Si tratta di Giovanni Cultrera, ex presidente Iacp. A Siracusa il candidato sarebbe Ferdinando Messina, ex presidente del Consiglio Comunale in quota Forza Italia.
Ma a poche ore da quel documento sono più i dissensi e le spaccature che altro.
L’ex assessore Forzista si sospende dal partito
A Siracusa si autosospende da Forza Italia l’ex assessore regionale Edy Bandiera che di fatto sbatte la porta per le scelte fin qui operate. Per Bandiera il candidato ufficiale Ferdinando Messina è stato imposto dall’alto e non è accettabile
Il nodo Trapani e la “spaccatura fantasma”
C’è, poi, il nodo Trapani dove l’assessore leghista Mimmo Turano sarebbe schierato con il sindaco uscente Tranchida contro il candidato del centrodestra. Cosa che lui adesso smentisce parlando di unità della coalizione: “Alcune ricostruzioni giornalistiche hanno messo al centro un presunto ‘caso Trapani’ che francamente non vedo. A Trapani, come in qualunque altra parte, sono in campo per la vittoria del centrodestra”. Turano smentisce anche voci di freddezza col presidente della Regione Renato Schifani.
Schifani avvia verifiche
Una posizione, quella di Turano, che però non ha convinto il Presidente della Regione che ieri è apparso abbastanza infastidito.
Il Presidente della Regione è apparso netto parlando a BlogSicilia “E’ una vicenda complessa. L’assessore Turano sostiene che i suoi erano già con Tranchida. Noi verificheremo attentamente la scelta politica su Trapani, anche da parte dell’assessore. Proprio per il suo ruolo all’interno della Giunta lo porta, ai miei occhi, ad un rigore comportamentale che pretendo da qualunque assessore” Schifani rivolge infine un messaggio chiaro al suo esponente di Giunta. “Spaccature del centrodestra si, ma un’alleanza con il centrosinistra non la accetterei“.
La guerra di Siracusa
Infine c’è la “guerra aperta” a Siracusa fra forzisti autosospesi come bandiera e coordinatori dimissionari come Bonomo del Movimento per l’Autonomia
Commenta con Facebook