E’ stata rinviata al prossimo 29 novembre, per un difetto di notifica e per un’istanza di rinvio per legittima assenza del legale di due degli imputati, la prima udienza del processo all’ex presidente della Regione Siciliana Raffaele Lombardo e al figlio Toti per reato elettorale.
Con loro sono imputati anche Ernesto Privitera, Angelo Marino e Giuseppe Giuffrida. Il procedimento si celebra su ricorso della Procura della Repubblica dopo la sentenza di assoluzione con la formula “perche’ il fatto non sussiste” emessa Tribunale monocratico, presieduto da Laura Benanti.
Secondo l’accusa i Lombardo avrebbero promesso due posti di lavoro in cambio di voti in favore di Toti eletto con 9.633 preferenze nella lista del Mpa alle Regionale dell’ottobre del 2012. A dare il via all’inchiesta erano state dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia. Il posto di lavoro sarebbe stato promesso a Privitera e Marino in favore dello stesso Marino e di Giuffrida, quest’ultimo in seguito effettivamente assunto.
La squadra mobile della Questura di Catania ha eseguito intercettazioni ambientali e telefoniche e ha ascoltato in particolare Privitera. A lui, secondo l’accusa, Toti Lombardo, al telefono, e Raffaele Lombardo, di persona, avrebbero assicurato due assunzioni in un’impresa privata per la raccolta dei rifiuti in cambio di voti.
L’ex governatore ha pendente un ricorso in Cassazione contro la sentenza con cui, il 31 marzo scorso, la terza sezione penale della Corte d’appello di Catania lo ha assolto dall’accusa di concorso esterno all’associazione mafiosa, condannandolo a due anni, pena sospesa, per corruzione elettorale aggravata dal metodo mafioso, ma senza i caratteri dell’intimidazione e della violenza.
La sentenza ha riformato la decisione di primo grado di condanna a sei anni e otto mesi, emessa il 19 febbraio 2014 dal Gup Marina Rizza col rito abbreviato. I ricorsi in Cassazione sono stati presentati sia dalla Procura generale, contro l’assoluzione dall’accusa di concorso esterno all’associazione mafiosa, sia dalla difesa, che ha chiesto annullamento della condanna a due anni di reclusione per corruzione elettorale aggravata dal metodo mafioso.
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