Domani, giovedì 2 febbraio, sarà il giorno del ricordo dell’ispettore Filippo Raciti. L’agente venne ucciso 16 anni fa al culmine di alcuni scontri che si verificarono a conclusione di una partita di calcio nei pressi dello stadio “Angelo Massimino” di Catania.
Sedici anni sono ormai passati da quel fatidico 2 febbraio. Da quella notte tragica in cui un poliziotto, Filippo Raciti, all’epoca dei fatti ispettore capo del X reparto mobile di Catania, perse la vita. Fu vittima di un vortice di violenza che ben poco aveva a che fare con l’incontro sportivo che si stava tenendo in quel momento. E i poliziotti, le autorità civili e militari e tantissimi semplici cittadini lo hanno ricordato ogni anno, nel giorno della ricorrenza della sua morte, quale esempio di dedizione al lavoro, fino all’estrema conseguenza.
Anche quest’anno, il 2 febbraio sarà il giorno della memoria per la questura di Catania. Alle ore 10 sarà deposta una corona di alloro sulla tomba del caduto, al cimitero di Acireale, alla presenza del questore di Catania Vito Calvino. Ci saranno inoltre il dirigente del commissariato di Acireale, Tito Cicero, e il cappellano della polizia di Stato. Con loro i familiari del compianto Filippo e a una rappresentanza del X reparto mobile. Alle 11, alla presenza del questore, del prefetto e delle massime autorità civili, il cappellano della polizia di Stato celebrerà una messa in suffragio, nella chiesa dell’Immacolata Concezione dei Minoritelli, in via Gesualdo Clemente.
In ultimo, il ricordo nel luogo dove tutto si è compiuto. Alle 12 appuntamento nei pressi dello stadio “Angelo Massimino”, laddove è stato posto il sobrio monumento che ricorda la memoria di Filippo Raciti. L’agente era commissario della polizia di Stato riconosciuto come medaglia d’oro al valor civile. Anche qui prevista la deposizione di una corona d’alloro.
Per la morte di Raciti sono stati condannati per omicidio preterintenzionale a 8 anni e 8 mesi Antonino Speziale, all’epoca dei fatti minorenni e che ha finito di scontare la pena il 15 dicembre 2020. Con lui condanna a 11 anni anche per Daniele Micale, 33 anni, che è tornato in semilibertà poco prima di Natale del 2018, dopo avere scontato oltre metà della condanna in carcere a Catania, ed ha un residuo pena di meno di 2 anni.