“Far combaciare domanda e offerta di lavoro per migliorare i livelli di occupazione in Sicilia e dare un nuovo slancio all’economia regionale”. Con questo obiettivo il presidente della Regione Renato Schifani ha annunciato oggi, partecipando ai lavori della sessione primaverile della Conferenza episcopale siciliana, l’intenzione di far realizzare un’indagine demoscopia su quelle che sono le esigenze del mondo del lavoro dell’Isola.
Una indagine quindi per capire meglio cosa cercano i datori di lavoro sull’Isola e quali sono dunque le figure più richieste in modo tale da orientare meglio i programmi di formazione su cui investe la regione. “Sarà possibile così – prosegue il governatore – individuare presso i datori di lavoro quali sono le figure professionali maggiormente richieste e orientare, nel modo più efficiente possibile, i programmi della formazione professionale finanziati dalla Regione. È una strada non ancora percorsa su cui il mio governo intende puntare per offrire nuove possibilità ai non occupati, giovani e meno giovani, della nostra terra”.
“È stato un confronto molto utile – ha detto Schifani a proposito dell’incontro con i vescovi siciliani – perché mi ha arricchito su tematiche che già conoscevo e mi ha spronato a continuare a confrontarmi sempre di più con il mondo ecclesiale. Lavoreremo affinché in futuro ci siano occasioni periodiche di dialogo poiché il mio vuole essere un governo dell’ascolto e della massima collaborazione con tutte quelle realtà che sono davvero vicine ai cittadini”.
“Stiamo lavorando a un protocollo di intesa con la Conferenza episcopale siciliana per costruire una rete solida e capillare di antimafia sociale in grado di resistere a ogni condizionamento mafioso”. Lo ha detto Antonello Cracolici, presidente della commissione regionale Antimafia, nel corso di un’intervista rilasciata a Radio Inblu, che segue a un incontro avvenuto nei giorni scorsi con monsignor Antonino Raspanti, presidente della Cesi e vescovo di Acireale. “Chiusa la parentesi della mafia stragista e sanguinaria che ora sta in carcere, dobbiamo puntare a realizzare la libertà dei nostri territori – ha aggiunto Cracolici – lavorando insieme alle agenzie educative a una sorta di ‘caritas della legalità’. Il fatto che i mafiosi si chiamino uomini d’onore è un ossimoro, eppure ciò ha creato un certo consenso nella società, prestato non solo per paura, ma per il convincimento culturale che con la mafia si dovesse convivere. Oggi i tempi sono maturi per dire che gli uomini del disonore sono criminali e come tali vanno isolati dalle nostre comunità. Per questo, occorre rinforzare le agenzie educative del territorio e promuovere una democrazia della conoscenza che combatta anche le forme più subdole e pericolose della ‘borghesia mafiosa’, come l’ha definita il procuratore capo di Palermo. Ringrazio la Cesi, presieduta da monsignor Antonino Raspanti, per l’adesione a un protocollo di intesa che veda la chiesa protagonista, con le sue diocesi, nel definire un tessuto sociale forte contro la mafia”.