Sono passati 10 anni dal quel due febbraio 2007 che ha cambiato la storia di una città e soprattutto del calcio.
Doveva essere il primo derby siciliano allo Stadio Angelo Massimino dell’era della Serie A televisiva, il primo della storia in cui Catania e Palermo si contendevano le posizioni valide per l’Europa League.
Per gli almanacchi vinsero i rosanero, ma di quella partita maledetta nessuno si ricorda il risultato.
Fu il giorno in cui Catania mandò in onda in tutto il mondo la tragedia dell’ispettore di polizia Filippo Raciti morto in seguito agli scontri tra ultras.
In occasione della commemorazione di Raciti nello spiazzale dello Stadio Angelo Massimino alla presenza della vedova Marisa Grasso, dei familiari e delle autorità catanesi, è stato il Questore di Catania, Marcello Cardona a puntare il dito contro la Fgic, assente a Catania.
“Mi sarebbe piaciuto oggi vedere, in occasione dell’anniversario della morte dell’ispettore Filippo Raciti, un rappresentante della Federazione giuoco calcio – ha detto il Questore – un rappresentante della lega di serie e di serie B che dicesse qualcosa in favore delle forze dell’ordine e dei sacrifici che i nostri uomini ogni domenica , ieri all’Olimpico, l’altro ieri a San Siro e martedì prossimo qui a Catania producono in modo forte”.
“E’ chiaro che va preservato il mondo il mondo sportivo – ha aggiunto Cardona – la stragrande maggioranza, ma anche vero che ci vuole una partecipazione forte ed importante. Mi auguro che questa assenza sua una semplice dimenticanza e mi auguro anche che dal prossimo evento siano non solo presenti ma che dicano qualcosa di importante perché le forze dell’ordine la magistratura sono sempre in prima fila per tutelare ed intervenire però abbiamo bisogno di una sicurezza partecipata e non di una sicurezza enunciata che sia fatta solo di dichiarazioni sui giornali. Li vogliamo vedere qui tra di noi in mezzo a noi e che ci dicano che cosa possono fare realmente verso le forze dell’ordine. Lo dobbiamo a Filippo Raciti, lo dobbiamo alle forze dell’ordine, lo dobbiamo a tutta quella gente che vuole andare negli stadi e vedersi una partita in sicurezza”.
Per la morte dell’ispettore Filippo Raciti nel 2012 sono stati condannati definitivamente Antonino Speziale che all’epoca dei fatti aveva 17 anni con l’accusa di omicidio preterintenzionale e Daniele Micale, a 11 anni accusato di omicidio e resistenza a pubblico ufficiale.
Per la vedova Raciti, Marisa Grasso: “In questi dieci ho cercato di rifiutare che la la morte di mio marito sia stata inutile. Ho sempre pensato ad un sacrificio e quindi ho voluto sempre ricordare questo sacrificio perché fosse utile e perché portasse un cambiamento. Il perdono lo chiediamo tutti a Dio. Quando io sbaglio chiedo perdono a Dio. Io non credo di essere la persona adatta a dare il perdono”.