Le imprese riconducibili alla famiglia di Mimmo Costanzo, per cui i Ros di Catania hanno disposto il sequestro delle azioni e delle quote societarie e il controllo da parte di un amministratore giudiziario, Tecnis Spa, Artemis Spa e Cogip Holding Srl, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, hanno corrisposto regolarmente somme di denaro alla famiglia catanese di cosa nostra a partire dagli anni ‘90 e almeno fino al febbraio 2011.
La difficile ricostruzione è partita nel 2007 con l’inchiesta palermitana Golem, passa per i blitz Patria e Arcangelo, e arriva a Iblis nel 2011.
Secondo l’accusa il ghota della famiglia Santapaola, da Santo li Causi, Enzo Aiello e Carlo Campanella all’uomo d’onore, Salvatore Lo piccolo, boss del mandamento San Lorenzo, erano interessati a fare affari con le aziende sequestrate, pizzo, sub appalti e forniture .
Per gli investigatori ‘l’asservimento del gruppo alla famiglia catanese di cosa nostra, oltre che a rimpinguarne le casse, ha consentito agli esponenti apicali dell’organizzazione di governare in qualche modo l’indotto, ottenendo sub appalti e forniture a imprese vicine alla organizzazione mafiosa ed accrescere il proprio potere e prestigio anche presso le famiglie palermitane, consentendo ad imprese loro vicine di infiltrare il settore delle commesse pubbliche’.
In particolare – ricostruiscono i Ros – Giuseppe Ranno, un dipendente di Giuseppe Costanzo dal 1970 al 2010, ha riferito che l’impresa già a decorrere dalla fine degli anni ‘80 ricevette le prime richieste estorsive. In un primo momento, secondo quanto riferito da Ranno, il fatto venne denunciato alle forze dell’ordine che avevano tentato di arrestare gli estortori in flagranza senza riuscirvi. Nel 1990, invece, Giuseppe Costanzo, dopo la reiterata richiesta di denaro, diede disposizioni a Ranno di cercare Carlo Campanello del quartiere catanese di Picanello, con cui concordò il pagamento di un milione al mese.
Nel 1995, Rosario Tripoto, uomo d’onore di cosa nostra, appartenente al gruppo di Picanello, chiese ed ottenne il raddoppio della cifra. Nel 2002, sempre su richiesta di Tripoto la somma venne ancora raddoppiata.
Nel 2005, Ranno venne incaricato di occuparsi di risolvere il problema delle richieste di denaro formulate nel territorio della provincia di Messina con riferimento ai lavori della galleria Scianina. Dopo una serie di trattative, nel corso delle quali un emissario di cosa nostra barcellonese, Carmelo Bisognano, aveva chiesto la consegna di 800.000,00 Euro, pari al 2% dell’importo dell’appalto, si raggiunse un accordo a seguito di un incontro avvenuto a Catania tra lo stesso Ranno, Bisognano, Angelo Santapaola, Tripoto ed un altro soggetto di Messina, in base al quale l’impresa avrebbe corrisposto 5000,00 euro al mese fino alla fine dei lavori, da consegnare a Santapaola. L’accordo venne rispettato fino al maggio del 2007 perché l’impresa subì un furto nel cantiere della galleria Scianina e Costanzo non volle più pagare in difetto di riconsegna del mezzo.
Nel 2008 si presentarono in azienda Aiello e Tripoto che chiesero la corresponsione della somma dovuta in relazione ai lavori della galleria Scianina, decurtata la cifra corrispondente al valore dei mezzi rubati. In epoca successiva il denaro venne corrisposto alla organizzazione mafiosa barcellonese fino al 2009 e alla famiglia catanese fino al febbraio 2011.