Il Tavolo per le imprese ‘fa centro’ e il Comune si impegna ufficialmente a candidare Catania a capitale italiana della cultura.
A sancire la forza del momento è una simbolica stretta di mano fra l’assessore Orazio Licandro e l’imprenditore Andrea Urzì, con la consegna del logo realizzato dalla graphic designer Giulia Quattrone.
Facciamo centro, un dibattito pubblico che ha colto nel segno e al quale hanno partecipato numerosi protagonisti della vita culturale ed economica della città.
Le idee sono molto chiare: Catania deve rilanciare il suo centro storico, realtà complessa ma di grande fascino e bellezza.
“Non iscriviamoci al partito di lamentopoli – esordisce l’imprenditore Urzì, aprendo i lavori del meeting alla Vecchia Dogana – Piuttosto rimbocchiamoci le maniche e agiamo insieme. Rilanciamo il nostro centro storico promuovendo una pedonalizzazione più ampia e dalla quale oggi non si può prescindere. Ridisegniamo le aree della città; creiamo dei distretti con una mobilità sostenibile studiata e strutturata. Ci vogliono parcheggi e navette. Puntiamo sulla sicurezza: chiediamo al comune di intervenire con una task-force che contrasti spaccio, criminalità e parcheggi abusivi. Ma, altro elemento importante è rappresentato dalla leva fiscale, fondamentale per la rigenerazione della zona. Consegniamo gli edifici disabitati ai giovani che hanno obiettivi di recupero e invertiamo la tendenza, che ha portato ad un forte inaridimento economico”.
Proposte, idee e spunti di riflessione si sono susseguiti a ritmo incalzante, scanditi dall’abile lavoro di cucitura del conduttore televisivo Ruggero Sardo.
Dal passaggio corale per porre le basi della candidatura di Catania a Capitale italiana della cultura, alla nuova sfida sull’Anfiteatro romano lanciata da Daniele Malfitana, direttore dell’IBAM CNR, che con il suo pool di ricercatori e archeologi ha aperto un dialogo con la regione.
“Abbiamo proposto un nuovo approccio al patrimonio culturale creando aggregazione – spiega Malfitana – Ci siamo fatti avanti per ottenere la gestione dell’Anfiteatro per tre mesi con il preciso obiettivo di valorizzarlo coinvolgendo chi ha voglia di investire in termini di tempo e fantasia. Dietro un monumento ci può essere molto di più di una semplice visita guidata e noi ci vogliamo provare, siglando a fine maggio il progetto con l’assessorato che ci consegnerà le chiavi dell’Anfiteatro. A quel punto ce la metteremo tutta per farlo risplendere”.
La sfida lanciata da Malfitana è stata preceduta dal cameo di Claudia Campese, direttore responsabile di MeridioNews, che ha raccontato i passaggi controversi emersi dall’inchiesta sull’Anfiteatro Romano realizzata da CTzen nel 2014.
“Facciamo centro” ha chiamato a raccolta molti volti conosciuti della città, che sono stati i veri protagonisti. Dalla cultura alla mobilità sostenibile, passando attraverso i percorsi virtuosi di imprenditori che hanno scelto di investire nel centro storico di Catania. A porre l’accento proprio sui modelli di mobilità urbana sono stati i docenti Giuseppe Inturri e Matteo Ignaccolo del Dipartimento di Ingegneria Civile e architettura dell’università di Catania.
“Devono essere incentivati i percorsi pedonali – afferma il professore Ignaccolo – bisogna intervenire nelle aree in cui insistono plessi didattici ma soprattutto serve far coesistere una mobilità pedonale e una mobilità automobilistica. La gente deve evolvere le proprie abitudini e ci vogliono azioni distribuite sul territorio per far aumentare la consapevolezza di una mobilità sostenibile. Dobbiamo guardare ad un assetto complessivo di reti ciclabili.”
Tesi ampiamente supportata dal professore Inturri, che incalza: “Catania deve diventare facilmente accessibile. Le strade non devono essere viste come vie bensì come luoghi in cui vivere. Dobbiamo indurre i cittadini a comportamenti nuovi, riuscendo a raccogliere proposte e decisioni che provengano dal basso”. È ora di rilanciare, dunque, per accrescere la vivibilità di una città votata alla cultura, al benessere e al turismo.
“Vogliamo ottenere quest’obiettivo? Bene iniziamo a puntare sui quattro pilastri proposti dall’antropologa Jane Jacobs – interviene il professore del Dicar di Catania Francesco Martinico – Usi misti se desideriamo rendere la nostra città più vitale, isolati piccoli che siano più vivibili e meno dispersivi, puntiamo sulla varietà degli edifici e infine incrementiamo la densità della popolazione”. Testimonianza particolarmente incisiva è stata quella di Giusy Belfiore, protagonista attiva in centro storico essendo presidente dell’associazione Guide turistiche. “Spesso con i turisti siamo costretti a dire bugie a fin di bene per proteggere la nostra città che rischia di essere tagliata fuori dai circuiti proprio per il degrado. Troppo accattonaggio. La rabbia è molta. Se vogliamo lanciare Catania come capitale della cultura dobbiamo fissare regole e fare sistema”.
L’analisi è ampiamente condivisa dal presidente di Officine Culturali, Francesco Mannino: “Candidare Catania a capitale della cultura è un obiettivo ambizioso. A fronte di una città che sta attraversando una profonda crisi sociale. Eppure il percorso può essere intrapreso a condizione che la comunità sia ascoltata e coinvolta in questa complicata ma importante strada. Quali ruoli può giocare il patrimonio culturale? Dei suoi benefici economici, veri o presunti, ne parlano altri. Per noi i ruoli fondamentali sono due: educativo e aggregativo. Con il primo si creano le basi di una consapevolezza per costruire il futuro delle nostre società, con il secondo si gestisce il patrimonio come bene comune della collettività. Progettare il futuro del patrimonio culturale animati da questi due obiettivi di valore permetterà di coinvolgere le comunità di riferimento, renderle partecipi e tentare di garantire loro un futuro di coesione sociale indispensabile, tutelando adeguatamente il patrimonio”.
Un esempio virtuoso di aggregazione al Centro storico è certamente quello del Centro Commerciale Naturale di Via Etnea, l’unico esistente dalle nostre parti: “Non è stato semplice mettere insieme 25 imprenditori, ma ci siamo riusciti – spiega il presidente del CCNE Domenico Ferraguto – Un’alchimia dettata dalla motivazione stringente di intercettare i fondi a disposizione, offerti dall’UE, per la realizzazione dei centri commerciali naturali. La vera ricetta però è la terribile necessità. Dettata dall’esigenza di fare network per farsi sentire, per ottenere risposte veloci dalle amministrazioni, che hanno tempi impossibili per chi fa impresa. Noi ci facciamo carico delle necessità di un centinaio di imprese del centro storico, cioè anche di quelle non direttamente associate. E ci mettiamo anche tanta buona volontà, utile per combattere la demotivazione che spesso ci assale nei momenti difficili”.
Tra gli interventi, particolarmente sentito dal pubblico quello di Viola Sorbello, rappresentante di Lungomare Liberato, che ha interrogato i presenti sui reali problemi di Catania, coinvolgendo simpaticamente i partecipanti. Annamaria Pace, esponente di Catania Mobilità Sostenibile, ha disegnato uno splendido circuito fatto di aree ciclo-pedonali e siti archeologici, un intervento che ha riscosso notevole successo.
Molto apprezzato anche quello di Francesca Cuius dell’Istituto Nazionale di Bioarchitettura, che è intervenuta con un focus dal titolo “Come progettare la bellezza”, i modelli da seguire per il recupero architettonico e del colore degli edifici storici . Nutrita e molto significativa anche la presenza di Legambiente Catania, CityMap, Comitato Antico Corso e Catania Care.
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