Il caso dello stop all’accorpamento delle Camere di Commercio di Ragusa-Siracusa e Catania continua a tenere banco.
Dopo il parere positivo del ministro allo Sviluppo Economico, Carlo Calenda alla richiesta del governatore Rosario Crocetta, il processo di unificazione tra gli enti camerali delle tre province previsto dalla riforma nazionale, contestato da più parti e oggetto di un’inchiesta della procura di Catania resta al palo, ma molto si saprà in occasione della Conferenza Stato-Regioni invocata dal titolare del Mise per affrontare la questione e discutere della nuova proposta che prevede l’autonomia delle Camere di Commercio.
Sulla vicenda interviene il presidente di pmiSicilia Roberto Biscotto che parla di “riforma partita male, senza un’architettura istituzionale che potesse risolvere in partenza i problemi che ogni processo di accorpamento inevitabilmente registra”.
PmiSicilia avevano chiesto il ritiro e nel caso della Sicilia il totale azzeramento, ma oggi il presidente Biscotto rilancia: “Se non si risolve il problema a monte della sostenibilità economica, gli enti camerali rischiano ugualmente di scomparire. Nel caso della Sicilia, infatti, le Camere di Commercio registrano un disavanzo economico di circa 24 milioni di euro perché la riforma ha diminuito le entrate dei diritti camerali senza prevedere una integrazione dello Stato per bilanciare i costi di gestione determinati in gran parte dalle spese del personale”.
PmiSicilia, quindi, auspica che il presidente della Regione ripristini quanto prima l’autonomia delle nove Camere di Commercio siciliane e Roberto Biscotto che chiede che il governo regionale “si faccia carico del fondo di quiescenza per le pensioni degli ex dipendenti camerali e modifichi il processo di formazione della rappresentanza per evitare il fenomeno delle false adesioni”.
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