“Il Cara di Mineo chiude, senza garanzie occupazionali per i lavoratori. Le imprese appaltatrici dei servizi preannunciano già l’avvio delle procedure di licenziamento collettivo, mentre esponenti della maggioranza nazionale di governo formulano ipotesi di riconversione del sito che fanno a pugni con la realtà”. Lo affermano i lavoratori del Centro accoglienza richiedenti asilo più grande d’Europa che, a conclusione di un’assemblea Uil-Uiltemp-Uiltucs, hanno proclamato per il 2 aprile (e non per domani) una giornata di sciopero. Nel corso della riunione, è stata denunciata “la falsa operazione di risparmio e ordine pubblico” che il Governo nazionale sta realizzando con l’azzeramento del Centro: “Saranno favorite solo decine, centinaia, di strutture private dalle dimensioni ridotte e a limitatissima capacità di integrazione con rischi evidenti per la sicurezza e la certezza di un aumento della spesa a carico della collettività”.
“Criticata l’idea Cinque Stelle” di una trasformazione del Cara Mineo in polo per l’addestramento delle forze armate: “Considerate le strutture già esistenti in provincia di Catania e in Sicilia orientale – hanno detto i lavoratori in assemblea – chi possa davvero essere interessato a una soluzione del genere. Che, peraltro, darebbe spazio solo in minima parte a personale civile, per supportare quello militare”. Fra gli altri, l’amaro sfogo di una lavoratrice: “Alcuni di noi sono in arretrato di tre mensilità, altri di due. I nostri diritti più elementari sono calpestati quotidianamente, senza alcuna tutela. Si grida: prima gli italiani! Eppure, noi lavoratrici e lavoratori italiani non ci vediamo rispettati pur avendo prestato in sette anni la nostra professionalità per lo Stato e l’Europa”.
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