Arrestato il nuovo boss riservato che gestiva Cosa Nostra dall’ombra. Con un’imponente operazione, la Polizia di Stato ha inflitto un duro colpo alla Cosa Nostra catanese, arrestando 23 persone accusate di associazione di tipo mafioso, estorsione, traffico di sostanze stupefacenti e danneggiamento. L’indagine, denominata “Operazione Ombra”, è stata condotta dagli investigatori della Squadra Mobile di Catania e del Servizio Centrale Operativo, con il supporto di oltre 100 uomini delle forze dell’ordine.
Grazie a intercettazioni telefoniche e ambientali, pedinamenti e osservazioni, è stato possibile ricostruire organigramma e gerarchie interne alla cosca mafiosa che gestisce il territorio di Catania. In particolare, è emersa la figura del nuovo boss, Francesco Russo, 51 anni, che era riuscito a scalare le gerarchie criminali fino a diventare il reggente della cosca Santapaola, una delle storiche articolazioni di Cosa Nostra etnea. Pur ricoprendo un ruolo apicale, Russo agiva nell’ombra, adottando accortezze per passare inosservato, come riunioni in luoghi isolati e comunicazioni cifrate. Le microspie piazzate nelle auto e negli ambienti frequentati dagli affiliati, hanno consentito di raccogliere un solido quadro indiziario sul suo ruolo di comando. È stato lui, secondo gli investigatori, a decidere nuove affiliazioni e a impartire ordini per le estorsioni ai commercianti del territorio, tenendo i rapporti con gli altri gruppi criminali satellite tra Catania e provincia.
Le intercettazioni hanno poi fatto luce sul clima di tensione tra le varie fazioni interne a Cosa Nostra etnea, che ha portato a gravi episodi di violenza negli ultimi mesi. In particolare, ci sono stati scontri con il gruppo rivale dei Cappello-Bonaccorsi, con tentativi di omicidio, gambizzazioni e pestaggi per riaffermare la supremazia mafiosa sui territori contesi. Episodi inquietanti che mostrano la spiccata propensione di Russo e degli altri nuovi capi a fare ricorso alla forza per ribadire la loro autorità criminale. Ad esempio, lo scorso 26 agosto alcuni affiliati avevano fatto irruzione in uno stabilimento balneare di Aci Castello pestando selvaggiamente i presenti, oppure il 9 settembre una giovane recluta della cosca Santapaola era stata minacciata di morte e picchiata, venendo graziata solo per il suo cognome.
Persino il boss Russo aveva partecipato personalmente ad azioni violente, come una gambizzazione per ritorsione nei confronti di un uomo reo di avergli mancato di rispetto. Il quadro che emerge è quello di una mafia che tenta di rinsaldare il potere con la forza, dopo gli arresti che ne avevano decimato i ranghi.
Ma le indagini hanno dimostrato anche quanto sia difficile sradicare del tutto certi clan. È emerso infatti il peso che continua ad avere lo storico boss Mario Ercolano, nonostante sia detenuto al regime del 41bis. Dalla cella impartiva disposizioni agli affiliati grazie alla mediazione del fratello Salvatore Ercolano. Ed è stato sempre Mario Ercolano a decidere il riassetto dei vertici, designando i capi delle varie articolazioni criminali sul territorio. Insomma, anche se in cella, tirava ancora le fila.