“Quando si taglia un nastro si raggiunge un traguardo al quale hanno ovviamente lavorato i miei predecessori. Occorre quindi dare atto al Governo Musumeci di aver lavorato bene. E’ la seconda volta che vengo a Catania per inaugurare centri di emergenza ed il nostro obiettivo è proseguire a riformare la sanità pubblica, aumentare la presenza dei presidii e dare risposte all’utenza perché la sanità è un bene ed una funzione essenziale”. Lo ha detto il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani inaugurando stamane a Catania, insieme con l’assessore regionale alla Salute Giovanna Volo, il nuovo Centro di emergenza dell’ospedale Garibaldi.
La nuova struttura
La struttura è di 1.600 mq a piano, con una superficie totale di 6.400 metri quadrati. Ha 20 posti di terapia intensiva – quattro dei quali in isolamento – 16 di semi intensiva – 4 dei quali isolati – e 16 di degenza ordinaria. Ha inoltre, unica struttura nel Sud Italia, una zona di biocontenimento con 5 posti letto.
Ha un ingresso separato per pazienti con sospette malattie infettive e pannelli solari per completo efficientamento energetico.
Il governatore risponde alle polemiche e alle proteste
Di fatto, la dichiarazione del governatore Schifani, è una risposta alle polemiche delle ultime ore sulla sanità che in Sicilia non sempre funziona come dovrebbe, e a sostenerlo sono gli addetti ai lavori.
Rischio caos nella sanità in Sicilia
Inizia oggi pomeriggio, lunedì 20 marzo, la protesta solitaria davanti all’assessorato di un ‘ex” del servizio sanitario come Tonino Frisina contro la demolizione progressiva del sistema sanitario. E’ solo la punta di iceberg di un sistema di protesta che monta. A fine mese i convenzionati annunciano che incroceranno le braccia paralizzando le prestazioni.
Pronti a sospendere ogni prestazione
“Siamo pronti ad incrociare nuovamente le braccia ed a sospendere l’erogazione di tutte le prestazioni in convenzione”. Lo dichiara, in una nota, il dott. Pietro Miraglia, presidente dell’Ordine dei Biologi della Sicilia nonché leader regionale di Federbiologi SnaBilp, l’organizzazione sindacale dei biologi titolari di laboratori di analisi cliniche (sia in forma singola che associata).
La protesta il 31 marzo, “basta alla negazione al diritto alla cura dei siciliani”
“Venerdì 31 marzo – prosegue Miraglia – tutta la specialistica accreditata esterna, patologia clinica compresa, sfilerà, in piazza, a Palermo, nella manifestazione voluta dalla nostra organizzazione e dal coordinamento intersindacale, per dire basta alla negazione del diritto alla cura dei siciliani che il governo regionale continua a mettere in atto”.
Le richieste dei privati
I privati chiedono “la riprogrammazione del fabbisogno sanitario per il 2023 ed il relativo aumento dei fondi messi a disposizione delle strutture territoriali. Quelli, infatti, erogati attualmente (282 milioni di euro l’anno) bastano a malapena a coprire le richieste fino al 20 del mese. Il resto (almeno 60 milioni) dobbiamo metterlo noi di tasca nostra” rincara la dose Miraglia.
“Nessuna traccia dell’assessore Volo”
“Ricordo al governatore Schifani – prosegue il rappresentante dei biologi siciliani – che in occasione della grande manifestazione svoltasi lo scorso 24 febbraio a Palermo, l’assessore Volo dichiarò che, entro quindici giorni, avrebbe convocato il coordinamento sindacale per decidere, attraverso i tavoli tecnici, come venire incontro alle richieste della categoria”. Ebbene, “il tempo è trascorso ma dell’esponente della giunta isolana, al momento, ancora nessuna traccia” conclude Miraglia.
Lunghe liste di attesa in sanità, Codacons e Articolo 32 annunciano battaglia
Contro le liste d’attesa nella sanità pubblica siciliana, Codacons e Articolo 32 (associazione specializzata nella tutela del diritto alla salute) annunciano una nuova protesta a Palermo il 31 Marzo (insieme alla intersindacale della specialistica convenzionata esterna e al coordinamento intersindacale Cimest).
Tanti siciliani costretti a rivolgersi alla sanità privata
Il problema delle attese eccessive per effettuare visite e analisi specialistiche non solo non è stato risolto in Sicilia, ma addirittura è peggiorato, anche a causa della pandemia Covid – spiegano Codacons e Articolo 32 –. Una situazione di grave crisi che spinge una fetta sempre più larga di siciliani a rivolgersi alla sanità privata, pagando di tasca propria le prestazioni.
Tempi infiniti della sanità pubblica
E chi non può permettersi di eseguire visite e interventi presso strutture private è costretto ad attendere i tempi infiniti della sanità pubblica, rischiando di veder peggiorare le proprie condizioni con ripercussioni anche gravi sul fronte della salute.
C’è chi rinuncia alle visite specialistiche, i dati Istat
In base agli ultimi dati Istat, nel 2021 in Sicilia il 9 % delle persone che avevano bisogno di visite specialistiche o esami ha dichiarato di aver rinunciato per problemi economici o legati alle difficoltà di accesso al servizio.
Codacons: “Disagi e rinuncia alla prevenzione”
“In Sicilia – continua Codacons- le attese per una mammografia, per un elettrocardiogramma, una risonanza, una Tac, per una visita oculistica, sono troppo lunghe e bisogna considerare l’impossibilità di moltissime famiglie siciliane nel far fronte, a propri spese, a controlli o visite specifiche. Questo disagio si trasforma, nella maggior parte dei casi, nella rinuncia alla prevenzione”.
Problemi nei pronto soccorso
Sempre secondo gli organizzatori della protesta, “Il problema delle attese coinvolge, inoltre, anche il Pronto soccorso, che dovrebbe essere il primo presidio di emergenza a prestare aiuto tempestivo ai cittadini e che si trasforma, invece, quasi sempre in una sala d’attesa in cui l’urgenza è stabilita in modo arbitrario”.
“Diritto alla salute molto spesso negato”
“In Sicilia – conclude Codacons- il diritto alla salute, sancito dall’art. 32 della Costituzione italiana, viene molto spesso negato dalle assurde lungaggini della sanità pubblica siciliana. E’ impensabile, infatti, che per esami importanti si debba aspettare molti mesi se non addirittura un anno con evidenti danni esistenziali per i cittadini che necessitano di controlli medici. Proprio perché le lamentele in questo senso sono davvero numerosissime oggi il Codacons lancia in tutta Italia una selezione per ricoprire il ruolo di Assessore Regionale alla Sanità Siciliana è lo fa con un “CERCASI ASSESSORE REGIONALE ALLA SANITA’”.
Sempre più difficile accedere alle cure per gli anziani
Una vera e propria emergenza silenziosa: in Sicilia ben sette anziani su cento stanno rinunciando a sottoporsi a esami specialistici o ad assumere farmaci, per motivi di carattere economico e per le attese lunghissime della sanità siciliana. Sono i sindacati che lanciano l’allarme.
Difficoltà socio-sanitarie per gli anziani in Sicilia
Oltre 200 mila persone, sparse da un capo all’altro dell’Isola e affette da problemi cronici di salute, più o meno pesanti ma tutti gestibili a domicilio, dai familiari con l’aiuto e il controllo, anche sporadico, dei medici. Almeno in teoria, visto che, nella pratica, la carica dei 200 mila siciliani over 65 considerati come soggetti fragili, corrispondente al 18% dei circa 1,1 milioni di pensionati presenti sul territorio, “registra oggi grandissime difficoltà nel trovare assistenza socio-sanitaria a casa, sia perché le famiglie, vuoi per l’età media in rapida crescita vuoi per la migrazione dei giovani, hanno una minore disponibilità ad accudire gli anziani, sia perché il nostro sistema sanitario è strutturato soprattutto per le emergenze e le acuzie, e non per dare risposte in questo senso”.
I dati impietosi sulla Sicilia
Intanto ben sette anziani su cento hanno rinunciato a esami specialistici e farmaci o perchè non se li possono permettere o perchè ci sono templi biblici per poter accedere alle prestazioni sanitarie da parte degli ospedali. L’allarme viene lanciato dal segretario generale della UilP Sicilia, Claudio Barone, che giovedì prossimo, in un convegno organizzato dal sindacato, discuterà del tema insieme all’assessore regionale alla Salute, Giovanna Volo, partendo da un altro dato, estrapolato dall’Istat: se in tutta Italia solo l’1,2% degli anziani può contare sulle cure domiciliari, nell’Isola l’asticella scende allo 0,7%, “praticamente nulla, mentre c’è da chiedersi per quanto ancora i nostri anziani riusciranno a condurre una vita normale in questa situazione”. Ma come si è arrivati a tal punto? Barone punta il dito verso la legge promulgata nel 2009 dalla Regione per accedere al piano di rientro del deficit sanitario.
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