Catania

Operazione contro il clan mafioso Scalisi, 20 arresti nel catanese

La Polizia di Stato di Catania – su delega di questa Procura Distrettuale della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia, ha eseguito, con l’impiego dei poliziotti della Squadra Mobile della Questura di Catania e del Commissariato di Adrano, sotto il coordinamento della Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato, un’ordinanza di applicazione di misura cautelare emessa dal GIP del Tribunale di Catania a carico di 20 soggetti destinatari della custodia in carcere in quanto gravemente indiziati, con differenti profili di responsabilità e allo stato degli atti, dei delitti di associazione di tipo mafioso (clan Scalisi di Adrano), estorsione, traffico di sostanze stupefacenti e porto e detenzione illecita di armi da sparo, tutti reati aggravati dalla finalità di agevolare l’associazione mafiosa di appartenenza.

Riorganizzazione e nuovo organigramma

La misura cautelare compendia gli esiti di un’articolata indagine sul clan Scalisi di Adrano (CT), articolazione territoriale nel predetto Comune del clan Laudani di Catania, che ha documentato il riassetto dei ruoli apicali e l’attuale organigramma del sodalizio mafioso.

Estorsioni ed altri reati

Oltre all’organigramma del sodalizio, l’indagine ha permesso di avere contezza dei delitti posti in essere dagli affiliati al clan Scalisi, tra cui numerose estorsioni, commesse nella tipica forma mafiosa del “pizzo”, in pregiudizio di commercianti ed imprenditori adraniti costretti a pagare mensilmente somme di denaro agli esattori dell’organizzazione

Maxi blitz antimafia ad Agrigento, evitata una guerra tra clan

Un’imponente operazione antimafia ha scosso la provincia di Agrigento e diverse località siciliane. I Carabinieri del Comando Provinciale di Agrigento, supportati da diverse unità specializzate, hanno eseguito un provvedimento di fermo emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Palermo nei confronti di 23 indagati. L’operazione, che ha visto coinvolti anche i Comandi Provinciali di Palermo, Trapani e Caltanissetta, nonché unità cinofile ed elicotteri, ha interessato le città di Agrigento, Favara, Canicattì, Porto Empedocle, Santa Margherita Belice, Mazara del Vallo, Partanna, Campobello di Mazara, Castelvetrano e Gela. Contestualmente, sono state eseguite perquisizioni personali e domiciliari nei confronti di altri 20 indagati.

Le accuse e le indagini

I 23 fermati sono accusati, a vario titolo, di appartenenza all’organizzazione mafiosa Cosa Nostra, traffico di stupefacenti e altri reati. Le indagini, condotte dal Nucleo Investigativo del Reparto Operativo Carabinieri di Agrigento e coordinate dalla DDA di Palermo, sono iniziate nel dicembre 2021 e si sono concentrate sulla ricostruzione dell’organigramma e delle attività criminali delle famiglie mafiose di Porto Empedocle e Agrigento/Villaseta. Gli inquirenti ritengono che a capo di queste famiglie vi siano rispettivamente Fabrizio Messina, 49 anni, e Pietro Capraro, 39 anni, entrambi pregiudicati.

Cosa Nostra agrigentina: ancora attiva e pericolosa

L’operazione dimostra come Cosa Nostra agrigentina, nonostante i colpi inferti dalle precedenti operazioni di polizia, sia ancora attiva e pericolosa. L’organizzazione, secondo gli inquirenti, dispone di ingenti risorse economiche e di un arsenale di armi. L’indagine ha inoltre messo in luce una preoccupante instabilità negli equilibri mafiosi locali, aggravata dai collegamenti tra i detenuti e l’esterno. I membri dell’organizzazione, anche durante la detenzione, continuavano a impartire ordini e direttive, mantenendo il controllo delle attività criminali sul territorio.

Reati commessi e il controllo del territorio

Le indagini hanno raccolto prove relative a numerosi reati commessi avvalendosi della forza intimidatrice dell’organizzazione mafiosa. Tra questi: estorsioni ai danni di imprese operanti nel settore dei rifiuti, dei carburanti e dell’edilizia; incendi e danneggiamenti di veicoli; rapine; e intimidazioni con armi da fuoco. L’obiettivo era imporre il controllo mafioso sul territorio e ottenere profitti illeciti. Gli inquirenti hanno documentato casi di estorsione in cui le vittime erano costrette ad assumere personale indicato dall’organizzazione o a pagare somme di denaro.

Traffico di droga e connessioni internazionali

Oltre alle attività estorsive, le famiglie mafiose di Porto Empedocle e Agrigento/Villaseta gestivano anche un fiorente traffico di droga. Le indagini hanno rivelato l’esistenza di due distinte associazioni dedite al narcotraffico, che operavano in sinergia per controllare il mercato degli stupefacenti nella provincia di Agrigento. Queste associazioni avevano contatti con gruppi criminali in altre province siciliane, ma anche a livello nazionale e internazionale, in paesi come Belgio, Germania e Stati Uniti. Nel corso dell’indagine sono stati sequestrati oltre 100 kg di hashish, oltre 6 kg di cocaina e 120.000 euro in contanti.

Rischi di una “guerra” di mafia e ulteriori arresti

Le recenti attività investigative hanno evidenziato un’allarmante escalation di atti intimidatori, anche con l’uso di armi da fuoco. Questa situazione, secondo gli inquirenti, era dovuta a contrasti per il controllo del territorio e al tentativo di alcuni gruppi di sfidare l’egemonia della famiglia mafiosa di Agrigento/Villaseta. Il rischio di una vera e propria “guerra” di mafia era concreto. Durante le perquisizioni effettuate nell’ambito dell’operazione, sono stati sequestrati ulteriori quantitativi di droga e denaro contante. Un ulteriore soggetto è stato arrestato in flagranza di reato per possesso di circa 200 grammi di cocaina e 2.700 euro in contanti. I 23 fermati sono stati condotti in diverse carceri siciliane, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

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