“E’ un uomo disperato, distrutto, che piange continuamente e non riesce a spiegare l’accaduto”. Così un investigatore sul 43enne che stamane a Catania ha dimenticato il figlio di due anni per cinque ore in auto sotto il sole provocando la morte del bambino.
L’uomo è indagato, come atto dovuto, dalla Procura di Catania, per omicidio colposo. Il titolare del fascicolo è il sostituto procuratore Andrea Norzi.
La morte del bimbo sarebbe stata causata dal caldo soffocante all’interno dell’auto, parcheggiata per oltre cinque ore sotto il sole cocente. Questa mattina la temperatura a Catania ha raggiunto i 35 gradi, mentre nel pomeriggio ha cominciato a piovere. Il padre del bimbo è indagato dalla Procura di Catania, come atto dovuto, per omicidio colposo.
L’uomo, 43 anni, è un dipendente amministrativo dell’Università. E’ stata la moglie a chiamarlo, dopo essere andata all’asilo per prelevare il figlioletto. Il padre del bimbo si è precipitato trovando il piccolo esanime. Lo ha quindi portato al Policlinico di via Santa Sofia, dove i medici ne hanno constatato la morte.
La morte del piccolo dimenticato in auto dal padre è la replica di una tragedia che sconvolse Catania 21 anni fa. Identiche le modalità di una fatale distrazione che aveva avuto come protagonista un tecnico della Sgs Thompson, una fabbrica di microelettronica che aveva lo stabilimento nella zona industriale di Catania. L’uomo era precipitato nell’infermo della disperazione nell’afoso pomeriggio del 3 luglio 1998.
Catania era stretta da un caldo asfissiante. La temperatura aveva superato i 40 gradi per il torrido vento di scirocco giunto dall’Africa. L’uomo era uscito con la sua Fiat Punto per accompagnare in asilo il figlio di 20 mesi appena, rannicchiato nel suo seggiolino, prima di presentarsi negli uffici della Sgs Thompson.
Era un percorso sempre uguale che seguiva ogni giorno quasi a memoria. Ma quella mattina, invece di passare dall’asilo, che non era lontano da casa, aveva subito puntato verso il suo posto di lavoro. Arrivato con un insolito anticipo sul parcheggio dell’azienda, aveva chiuso a chiave l’auto ed era salito in ufficio. Il sole intanto batteva implacabile sulla macchina. La temperatura era rapidamente salita fino a trasformare l’abitacolo in una gabbia torrida che al piccolo, rimasto sul seggiolino per sette ore, non aveva più lasciato scampo.