La Fiera Mediterranea del cavallo di arricchisce di arte e storia. Ad Ambelia, a Militello Val di Catania, durante la tre giorni dedicata alla Fiera mediterranea del Cavallo, sarà possibile visitare anche una ricca esposizione archeologica che ripercorre il rapporto tra l’uomo e gli equidi attraverso sculture, pitture, raffigurazioni, graffiti, bassorilievi, monete e mosaici.
Ospitata nei locali adibiti a frantoio e deposito della Tenuta di Ambelia, appartenuta alla famiglia Branciforte, e adesso di proprietà della Regione Siciliana che ne ha curato il restauro, la mostra raccoglie reperti di grande valore che provengono dai più importanti musei archeologici siciliani. La Fiera sarà raggiungibile da Catania anche a bordo di una locomotiva a vapore gratuitamente.
“Nell’organizzare il più grande evento equestre del Sud Italia – afferma il governatore Nello Musumeci – non potevamo certamente trascurare l’elemento culturale: i quarantotto pezzi esposti accompagneranno il visitatore indietro nel tempo, presentando l’immagine del cavallo nelle sue rappresentazioni artistiche più pregevoli. E ciò nell’ottica di questo grande progetto che punta a rafforzare un segmento del turismo siciliano, oltre a tutelare, conservare e valorizzare la biodiversità animale dell’Isola”.
Organizzata secondo un criterio cronologico, la mostra, curata dalla Soprintendenza ai Beni culturali di Catania, guidata da Rosalba Panvini, illustra l’iconografia del cavallo presente nelle testimonianze archeologiche della Sicilia, dalla preistoria all’età romana.
“Si tratta – spiega Musumeci – di un percorso coinvolgente accompagnato da un ricco catalogo che descrive tutti i reperti in esposizione: una pubblicazione di pregio che consentirà di conservare una preziosa testimonianza sia della storia della tenuta di Ambelia e del suo restauro, che dei preziosi reperti ospitati in questa occasione unica”.
Un excursus storico, che inizia dalle raffigurazioni di equidi incise nelle grotte della Sicilia, risalenti al Paleolitico Superiore (12 mila anni fa), e si sofferma sulla straordinaria documentazione archeologica relativa alla colonizzazione dei Greci e alla successiva conquista romana dell’Isola. In esposizione opere ritrovate nelle necropoli di Siracusa e connesse ai riti funerari (Cavallino bronzeo e Cratere con cavallo dalla necropoli del Fusco, VIII-VII secolo avanti Cristo), o rinvenute negli abitati e destinate all’infanzia (Cavallino giocattolo da Butera, VII secolo avanti Cristo). In mostra anche reperti archeologici scoperti nei santuari delle città, come le sculture che ornavano i templi (Acroterio con cavaliere da Camarina, VI secolo avanti cristo, Metopa con quadriga, Demetra e Kore da Selinunte, 560-550 avanti Cristo, teste fittili di Cavalli da Gela, V secolo avanti Cristo) e come i piccoli altari in terracotta (Arula in terracotta da Selinunte, 560-550 avanti Cristo).
L’immagine del cavallo appare in una lapide funeraria, come dimostra il bassorilievo conosciuto come il “Guerriero di Castiglione” (prima metà del VI secolo avanti Cristo). Ma la diffusione maggiore dell’iconografia del cavallo si ebbe nelle scene dipinte di ceramica di produzione attica o di produzione indigena. Sono vasi destinati al banchetto e ritrovati nei corredi funerari delle necropoli (Anfora di Psyax, fine VI secolo avanti Cristo, Anfora da Agrigento, fine VI -inizi V secolo avanti Cristo, Askoi a forma di cavallo da Solunto e Catania o a forma di asino da Agrigento). Una delle scoperte archeologiche più recenti e significative, è costituita dal ritrovamento delle sepolture di cavalli e cavalieri, caduti nella battaglia di Himera del 480 avanti Cristo, che vide la vittoria dei Greci di Sicilia sui Cartaginesi e di cui si espone un cranio di cavallo con il morso in bronzo.
La raffigurazione del cavallo ebbe grandissima importanza nella monetazione di tutta la Sicilia greca: cavalli in corsa, cavalieri su destrieri al galoppo o alla guida di quadrighe, di bighe per la guerra o per giochi equestri (VI-V secolo dopo Cristo). All’epoca romana risalgono un frammento di colonna istoriata con cavaliere da Catania (II secolo dopo Cristo), le lucerne con cavallino di Agrigento e Catania (IV-V secolo dopo Cristo) e le tegole con bolli appartenenti a Philippianus dalla Villa di Gerace (metà del IV secolo dopo Cristo).
Le testimonianze archeologiche più straordinarie provengono però dai mosaici delle Ville Romane del Casale di Piazza Armerina e del Tellaro di Noto, risalenti al IV secolo dopo Cristo, dove i cavalli vengono rappresentati con ricche bardature in scene di gare equestri al Circo Massimo di Roma e in grandiose scene di caccia.
“Il grande spirito di collaborazione mostrato in questa importante operazione culturale – conclude il presidente Nello Musumeci – rende innanzitutto merito alla memoria del compianto Sebastiano Tusa, archeologo di fama internazionale e assessore che avevo scelto per la mia squadra di governo e che, fin dal primo momento, aveva condiviso l’iniziativa, intuendo la grande forza evocativa di questo viaggio dell’uomo e del cavallo attraverso i secoli”.
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