In due ai domiciliari non si recavano al posto di lavoro, altri 10 con la stessa misura alternativa impiegati in nero. Questo è solo uno spaccato di quanto scoperto dai carabinieri nella provincia Catanese nell’ambito di una massiccia attività di controllo per combattere il lavoro nero. Ad essere stata avviata una mirata campagna di controllo “a tappeto” ai beneficiari delle misure di detenzione alternative al carcere. In particolare, l’attenzione dei militari dell’Arma rivolta a quei soggetti a cui è stato consentito di svolgere una attività lavorativa all’esterno.
I controlli in tutta la provincia
Ad essersi messi in moto le 2 tenenze e le 61 stazioni dei carabinieri capillarmente distribuite su tutta la provincia etnea. A loro supporto i colleghi del nucleo ispettorato del lavoro. Tra luglio e agosto, sia in città che su tutto il territorio della provincia di Catania, i carabinieri hanno proceduto al controllo di 150 soggetti ai domiciliari autorizzati a lavorare in altrettante aziende che avevano offerto loro un impiego. Ad essere rilevate una serie di violazioni. Documentato da un lato lo svolgimento fittizio dell’attività lavorativa da parte di 2 destinatari del beneficio. Dall’altro l’impiego “in nero” di 10 soggetti in detenzione domiciliare da parte di altrettante aziende.
Anche il percettore del reddito di cittadinanza
I militari della compagnia di Paternò hanno riscontrato come un 31enne non si fosse da tempo presentato in un frantoio di contrada Cuturella. Era qui che il tribunale aveva autorizzato di poter lavorare per ottenere il permesso. Segnalato poi un 27enne che addirittura non ha mai svolto nemmeno una giornata lavorativa in un fioraio di Aci Catena. Nel corso dei controlli, i militari hanno poi denunciato un 44enne catanese. Nonostante si recasse regolarmente a lavoro in un ingrosso di pesce di Acireale, beneficiava indebitamente del reddito di cittadinanza, percepito dalla moglie.
Altri 7 negozi con impiegati in nero
I carabinieri hanno poi denunciato i titolari di 7 esercizi commerciali per aver impiegato 18 lavoratori “in nero” e senza la prevista “sorveglianza sanitaria”. Tra loro 7 beneficiari della misura alternativa al carcere autorizzati a svolgere attività di lavoro. Per queste aziende disposta la sospensione delle attività commerciali. Si tratta a Riposto di un negozio di abbigliamento, una rivendita all’ingrosso di prodotti ortofrutticoli e un autonoleggio di Catania, una ditta edile, un’officina meccatronica e un panificio di Misterbianco. Infine una ditta di fabbricazione di carta e imballaggi di Mineo.
Le sanzioni
Allo stesso modo i carabinieri hanno sanzionato solo amministrativamente altri 3 imprenditori. Si tratta di una macelleria ad Aci Sant’Antonio, un vivaio a Catania e un ingrosso di pesce ad Acireale. Hanno occupato “in nero” altri 3 soggetti ai domiciliari. In tutti questi casi di lavoro “sommerso” applicate le sanzioni per un ammontare complessivo di circa 80 mila euro. In aggiunta i carabinieri hanno segnalato le violazioni emerse alle autorità competenti per il recupero dei contributi previdenziali.
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